Più che una dichiarazione e l’affermazione di un principio che era stato messo in discussione da esposti, indagini, inchieste e casi mediatici. L’affermazione della propria integrità morale di prete e di cittadino. Ninni Treppiedi ha preso atto di un’altra archiviazione ed ha, in questo caso, voluto dire la sua: “Oggi si conclude con il pieno riconoscimento della mia innocenza e della correttezza del mio agire un iter giudiziario che non avrebbe avuto ragione d’essere. Ringrazio Dio e la Madonna dei Miracoli, a cui da sempre sono molto devoto, per avermi sorretto in questo calvario. Un ringraziamento rivolgo ai miei familiari, al mio legale, avvocato Vito Galluffo, al Vescovo Fragnelli, ai sacerdoti e ai tanti fedeli che mi hanno sostenuto con la loro vicinanza e preghiera. Cristianamente perdono chi mi perseguitato, affidando alla misericordia di Dio il giudizio ultimo su queste tristi vicende su cui la magistratura ha oggi posto la sua ultima parola. Adesso, con fiducia nel Signore, riprendiamo il cammino”. Tutto è cominciato nel 2010 quando il periodico locale “L’Isola” decise di denunciare, con una serie di articoli, un ammanco di un milione di euro dalle casse della Curia. Dietro c’era la fusione tra due Fondazioni: “Campanile” ed “Auxiulim”. Il Vescovo Francesco Miccichè reagì pesantemente sostenendo di essere vittima di un complotto e prese di mira don Treppiedi. L’indagine che, inizialmente puntò dritto sull’ex direttore amministrativo della Curia ha poi avuto una progressiva inversione di tendenza che ha portato a scagionare Treppiedi ed a chiamare in causa Miccichè, che ha anche subito un sequestro di beni per circa 3 milioni di euro.