BIRGI, L’ALLARME PER LA BASE CHE NON E’ PIU’ BASE DA TEMPO ED IL MESSAGGIO DI RYANAIR

28 Febbraio 2018

In guerra, quella vera, si spara e si muore. Ma c’è anche un’altra guerra, quella psicologica, che utilizza come arma la propaganda. E’ quel che sta accadendo in queste ore a Trapani, sull’aeroporto di Birgi. Lo scalo è in “guerra”. Con se stesso, con il mercato, con i vari protagonisti che tentano di portare vittorie nei loro campi d’azione. Gli scali, tutti, hanno due campi di battaglia. Si chiamano, “Winter” e “Summer”. Il primo viene utilizzato da novembre a marzo tra un anno e l’altro di riferimento. Il secondo, la cosiddetta stagione estiva, da marzo ad ottobre di ogni anno di riferimento. Con questi due “contenitori” si programma il futuro di un aeroporto. Lì, le società di gestione e le compagnie aeree scendono in campo. Ieri, con quella che aveva la forma ma non certo la sostanza di una comunicazione di servizio, la Ryanair ha comunicato che per la “Summer”, Birgi non sarebbe stato base della compagnia aerea. Il potente David O’Brien ha infatti dichiarato: “Siamo dispiaciuti che la nostra base di Trapani non riaprirà nell’estate 2018 a seguito della decisione dell’Aeroporto di Trapani di annullare il piano di promozione delle rotte. Ryanair continuerà a operare quattro rotte da Baden Baden, Milano Bergamo, Francoforte Hahn e Praga verso Trapani da altre basi del network di Ryanair: la decisione dell’aeroporto comporta ora che l’investimento di Ryanair di 300 milioni di dollari in aeromobili dovrá essere allocato altrove”. Una novità rispetto al recente passato? Assolutamente no. Perché Birgi non è più base Ryanair dallo scorso mese di ottobre. Da quando la compagnia aerea irlandese ha avuto i suoi problemi interni, con una riduzione di voli in tutti gli scali e le questioni sindacali ancora in qualche modo aperte per il trattamento riservato ai suoi dipendenti, a cominciare dai piloti. Birgi non è più base Ryanair da quando il sistema co-marketing trapanese ha cominciato a scricchiolare, fino alla sua scadenza nel marzo-aprile del 2017. Ma non finisce qui. Ryanair ha assistito ai cambiamenti interni all’Airgest, ora al 99,9% della Regione, all’uscita di scena dei privati, alla riduzione massiccia dei Comuni pronti a sostenere il nuovo co-marketing 2018-2020, alla bocciatura del bando che aveva vinto, confermando la sua egemonia sullo scalo trapanese, al ricorso di Alitalia che è riuscita a farlo invalidare con un ricorso al Tar di Palermo, alle incertezze della Regione per la nomina del nuovo consiglio d’amministrazione della società di gestione, alla nomina del nuovo Cda, al dibattito su ciò che è meglio tra la definzione di un nuovo bando ed il ricorso al Consiglio di Giustizia amministrativa per tornare al vecchio bando bocciato, ad oltre 14 milioni di euro che sarebbero entrati nelle sue casse e che sono al momento congelati. Nell’elenco potrebbero anche essere inseriti ulteriori elementi di disturbo e di riflessione per una compagnia aerea che ha fatto degli affari la sua ragione di vita. Di fronte a tutto questo ed altro ancora ha lanciato il suo “missile” in una “guerra” che spesso appare senza un vero avversario, perchè tutti dicono di remare dalla stessa parte, ma la barca resta ferma, e senza una strategia perché tutti dicono di averla. Non a caso mister O’Brien ha concluso la sua dichiarazione in questo modo: “Ryanair è fiduciosa che questi tagli a Trapani possano essere rivisti nel corso del prossimo anno, e continuerà a discutere con l’aeroporto per verificare se e come ripristinare la crescita”. Ecco che il colpo ad effetto della chiusura della base già chiusa è un messaggio chiaro e forte ad Airgest ed al territorio. Per gli irlandesi, dunque, la stagione estiva è compromessa. Loro programmano e non affrontano emergenze e di conseguenza parlano già dell’anno prossimo che significa “Winter 2018”. Le ultime righe della nota di O’Brien dicono altro, anche se non c’è scritto. Ryanair non intende mollare Birgi, l’avrebbe già fatto. Dicono inoltre che la compagnia irlandese è pronta a ristabilire le condizioni di un co-marketing vincente per il territorio e per lo scalo se lo strumento fondamentale, il bando, farà la sua strada e consentirà di utilizzare almeno quei 14 milioni di euro in tre anni che erano e con molta probabilità saranno, tra qualche settimana o mese, al centro del nuovo bando. La Ryanair, a modo suo, con i suoi modi spicci, anglosassoni, che allarmano la ragione bizantina di un territorio profondamente mediterraneo come quello trapanese, ha confermato, allarmando, di volerci essere ancora. Ora tocca alla controparte leggere correttamente il messaggio – senza allarmismi e sterili polemiche – ma soprattutto con un piano operativo.

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