In sintesi, ma in maniera chiara ed incontroverbile, i sindaci siciliani non si fidano della Regione e neanche dell’Assemblea regionale. La norma, inserita nella riforma del sistema elettorale per gli enti locali, è anch’essa altrettanto chiara. Prevede – si tratta dell’articolo 5 della legge regionale dell’11 agosto 2016 n,17 – in caso di mancata approvazione dei documenti economici, secondo i termini previsti dalla legge, meglio conosciuti come bilanci, oltre allo scioglimento del consiglio comunale anche la decadenza del sindaco e della sua giunta. Una circolare dell’assessorato regionale alle Autonomie Locali aveva mandato in tilt la maggior parte dei Comuni dell’Isola perché anticipava l’effetto immediato della nuova norma ai bilanci in corso. In una Sicilia con quasi tutti i Comuni commissariati e senza bilancio era l’annuncio di una ecatombe politica. L’ANCI ha alzato il tiro e la Giunta regionale ha sospeso gli effetti della norma in questione. Ma i sindaci non si fidano. Oggi, durante i lavori dell’assemblea dell’ANCI è stato riproposto il problema. “La norma – ha sottolineato il presidente dell’ANCI Sicilia Leoluca Orlando – abbassa ad un terzo il quorum della sfiducia in Consiglio comunale e viola i principi generali del diritto, attaccando l’autonomia e la dignità degli amministratori. Non si può, infatti, cambiare lo status di un consigliere o di un sindaco dopo la sua elezione. La circolare applicativa è stata immediatamente contestata dalla nostra associazione e sospesa, anche se la sospensione di fatto non azzera la legge”. L’ANCI si avvia a celebrare il suo congresso nazionale che si terrà il prossimo 12 ottobre a Bari. “Ci auguriamo – ha spiegato Orlando – che si possa realizzare a livello nazionale nella scelta del nuovo presidente, un momento di unità a garanzia dell’autonomia dell’Anci, chiamata a difendere il sistema delle autonomie senza subalternità a logiche di parte”