Le polemiche politiche rischiano di nascondere le reali condizioni finanziarie del Comune di Trapani. Aprono infatti una voragine di accuse e controaccuse che allontanano dai dati oggettivi. Ognuno – amministrazione e maggioranza da un lato ed opposizione dall’altro – tirano l’acqua al proprio mulino, che il risultato finale che i cittadini trapanesi rimangono assetati di verità. E’ dunque necessario abbeverarsi ai dati, alle delibere che tracciano un percorso lineare di una crisi che è potrebbe soltanto essere all’inizio. I dati e le delibere mostrano le anomalie di un sistema che non funziona. Che sicuramente non funziona anche altrove, elemento che non sminuisce la gravità della situazione. La notizia da social – ormai i giornali contano quando il due di coppe quando la briscola è a bastone – è il via libera della giunta Tranchida al bilancio consuntivo 2021. Che sta per arrivare in aula con il parere negativo del collegio dei revisori dei conti, che nel frattempo, per scadenza di mandato, sono stati sostituiti con il sistema del sorteggio. I numeri e le date dicono che il bilancio di previsione 2021 – l’ultimo strumento finanziario approvato da giunta e consiglio e dunque operativo – è stato approvato dall’aula il 23 maggio del 2022. Primo accenno di riflessione. L’aula, nel 2022, ha approvato il previsionale 2021. Un’operazione necessaria per andare avanti ma politicamente inutile. Due giorni dopo, il 25 maggio, la giunta approva il Peg, che sta per piano esecutivo di gestione. In sintesi: il braccio operativo del bilancio. Consiglio e giunta opera nel 2022 su due atti che avrebbero dovuto approvare l’anno prima. Andiamo avanti. Così come previsto per legge e come sottolineato e sollecitato dagli uffici finanziari del Comune è necessario prendersi cura dei residui attivi e passivi. Cosa sono? Letterale: “I residui attivi sono le somme accertate e non riscosse entro il termine dell’esercizio, mentre i passivi sono le somme impegnate e non pagate entro il medesimo termine”. Se devi chiudere un bilancio, in questo caso, l’ormai famoso e fatidico consuntivo del 2021 devi conoscerli bene e saperli governare. Li devi, tecnicamente riaccertare. Il ragioniere generale prende carta e penna ed il 24 gennaio 2022 scrive: cosa fare e come comportarsi con i residui attivi e passivi. Gli uffici fanno la loro parte. Sta di fatto che comincia la saga dei residui perché la questione si trascina fino al 2023. Quindi a due anni formali dal bilancio di previsione 2021. Il 2023 è anche l’anno delle nuove elezioni che si svolgono il 28 e 29 maggio e che Giacomo Tranchida e la sua coalizione vincono nuovamente dopo il 2018. Anche qui le date sono fondamentali. Il 13 marzo – quindi a poco più di due mesi dal voto – la giunta Tranchida approva il riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi ai fini del rendiconto 2021. Il 25 maggio – a poco più da un mese dalle elezioni – approva la relazione al rendiconto 2021. Precisamente: “Relazione illustrativa al rendiconto della gestione e nota integrativa (relazione tecnica), approvazione dello schema del conto del bilancio, del conto economico e del conto del patrimonio da sottoporre all’esame del Consiglio Comunale. Esercizio 2021″. Di conseguenza, sindaco, assessori e maggioranza possono legittimamente affrontare la campagna elettorale comunicando ai cittadini che hanno chiuso la “pratica” consuntivo 2021. E’ evidente che toccherà alla nuova assemblea consiliare eletta a maggio occuparsene. Il 19 giugno la giunta Tranchida fa un ulteriore passo avanti ed approva lo schema di bilancio consolidato 2021. Ma il 17 luglio 2023 la giunta fa marcia indietro ed annulla ritira tutto quello che c’era di ritirabile relativo agli atti del conto consuntivo 2021. Comincia un nuovo iter tecnico tra residui e quant’altro, con i revisori dei conti che pongono il loro parere non favorevole proprio sui residui. Tutta una serie di passaggi burocratici che portano ad un nuovo consuntivo 2021 da presentare al consiglio comunale con un buco finanziario di oltre un milione e 600 mila euro. L’amministrazione ci tiene a precisare che si tratta di un “rosso” finanziario del 2020, perché altrimenti ci sarebbe stato un utile di 200 mila euro. Ma nel 2020 governava la stessa amministrazione. La seduta che sarà convocata per discutere il consuntivo 2021 s’annuncia già ad alta tensione. Il 2021 non è certamente un anno che sorride a Palazzo d’Alì perché c’è un’altra grana in vista. O meglio, già in corso. Si tratta del decreto ingiuntivo della “Trapani Servizi” – società di proprietà del Comune – che è andato in porto e che chiama il Comune a pagare quasi 3 milioni di euro alla partecipata per i servizi dell’anno in questione. Palazzo d’Alì si è opposto ed a marzo 2024 se ne discuterà, ma nei verbali del consiglio d’amministrazione della “Trapani Servizi” si fa cenno anche al 2022, con altri servizi resi e non pagati per un milione e 200 mila euro. Anche in questo caso la strada da intraprendere sarebbe quella del decreto ingiuntivo. Facile pensare che il Cda della “Trapani Servizi” stia pensando anche i servizi resi e non pagati dal Comune nel 2023.