“OPERAZIONE ALCATRAZ”. TUTTO QUELLO CHE ACCADEVA IN CARCERE

13 Aprile 2023

In carcere entrava di tutto: sostanze stupefacenti, telefonini – oltre 50 quelli sequestrati -, armi improprie, sigarette profumi ed altro ancora. In cambio i detenuti mettevano a disposizione di alcuni agenti della Polizia Penitenziaria soldi ed anche prestazioni sessuali, in quest’ultimo caso le indagini hanno scoperto che la convivente di un detenuto concedeva prestazioni sessuali per rispettare l’accordo. L’inchiesta ha preso forma con “le risultanze – si legge in una nota dei Carabinieri – delle indagini dei reparti operanti dopo la denuncia di alcuni detenuti transitati dal penitenziario trapanese. Fatti accaduti dal 2019 fino ad oggi. Tra i detenuti coinvolti anche “appartenenti alla criminalità organizzata e ristretti presso i reparti di Alta Sicurezza”.  “Dalle indagini – continua la nota – sarebbe emerso uno spaccato inquietante della realtà carceraria trapanese, dove. per la popolazione detenuta, la possibilità di utilizzare i telefonini, come strumento di comunicazione con l’esterno, sembrerebbe essere divenuta indispensabile per la quotidianità all’interno degli istituti penitenziari”. Uno scenario ancora più sorprendente riguarda le diverse modalità delle consegne in carcere. “Quando queste – aggiunge la nota – non erano possibili mediante l’aiuto degli agenti infedeli, gli espedienti utilizzati erano i più disparati: alcuni detenuti optavano di occultare il materiale nelle scarpe o nelle cavità corporee, altri si avvalevano di tecniche innovative come il lancio all’interno dell’istituto penitenziario di un pallone da calcio, preventivamente farcito con telefoni cellulari, oppure mediante droni che persone specializzate mettevano a disposizione come un vero e proprio servizio di delivery”. C’è di più: “Alcuni agenti infedeli avrebbero anche utilizzato certificazioni mediche attestanti falsi stati di malattia per poter svolgere lavori extra, quali, ad esempio, il servizio di sicurezza nei locali notturni, oppure altre attività personali durante l’orario di lavoro”. I numeri dell’operazione: sono state sottoposte ad indagini 30 persone, tra queste 4 agenti di polizia penitenziaria, tutti non più in servizio, 2 di loro non destinatari di provvedimenti cautelari. Uno degli ex agenti è indagato anche perché avrebbe omesso di denunciare all’autorità giudiziaria un presunto pestaggio di un detenuto ad opera di alcuni agenti penitenziari. L’operazione Alcatraz ha così portato all’applicazione di misure cautelari nei confronti di 24 persone: 17 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora. Le accuse a vario titolo: corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, violazioni del codice dell’ordinamento penitenziario. L’operazione ha riguardato i territori d Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle, Mazara del Vallo ed Avola ed è stata eseguita dai Carabinieri del Comando provinciale e dal personale del Nucleo Investigativo regionale della Polizia Penitenziaria.

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