L’Operazione Virgilio ha portato ad 11 arresti, 2 divieti di dimora nel Comune di Marsala ed un obbligo di dimora sempre a Marsala. Queste le accuse a vario titolo: traffico e spaccio di sostanze stupefacenti – crack, eroina e cocaina -, estorsione, riciclaggio di denaro e lesioni personali”. I Carabinieri hanno messo fuori gioco una fiorente attività di spaccio. Punto di riferimento, il quartiere di Sappusi ed in particolare la Via Virgilio. C’è un dato che la nota del Comando provinciale dei Carabinieri ha voluto sottolineare: “Secondo gli inquirenti, anche la giovane deceduta per overdose nell’ottobre 2021 – cui è seguito il tragico suicidio del compagno -, si sarebbe rifornita in passato in quella piazza di spaccio”. Si tratta di un’indagine che parte da lontano, con fatti risalenti anche al 2019. “Alcuni indagati – continua la nota – si sarebbero resi responsabili anche di estorsioni, lesioni personali e finanche di un tentato sequestro di persona per il recupero crediti da acquirenti insolventi”. Queste le dinamiche delle attività di spaccio: “La cessione della droga era gestita da tre gruppi di spacciatori in concorrenza fra loro”. A capo dell’organizzazione, una donna. “Lo stupefacente proveniente da Palermo – continua la nota dei Carabinieri -, attraverso corrieri che effettuavano viaggi su bus di linea, veniva tagliato e ceduto all’interno delle abitazioni dei principali indagati, protette da sistemi di videosorveglianza per verificare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine”. C’è un un ulteriore particolare: “Alcuni assuntori, considerati a rischio d’insolvenza da parte degli spacciatori, sarebbero stati costretti a consegnare ai pusher la carta del Reddito di Cittadinanza, fornendo i relativi pin, in cambio della droga”. La nota entra nel dettaglio: “Tra gli assuntori di crack figura un giovane di famiglia agiata che, in meno di un anno, avrebbe acquistato più di 1.300 dosi pagando oltre 70 mila euro”. Quando il giovane non è stato in grado di pagare “sarebbe stato costretto, tramite minacce, a cedere l’autovettura e la moto di sua proprietà. Il giovane, a sua volta, avrebbe minacciato la madre e la zia che gli era costata l’accusa di estorsione e maltrattamenti. Gli inquirenti ritengono di avere documentato anche “le modalità con cui sarebbero state riciclate le somme di denaro incamerate con lo spaccio, spesso avvalendosi di prestanome che mettevano a disposizione carte prepagate o conti correnti sui quali gli assuntori di droga versavano il corrispettivo di denaro poi consegnato in contanti ai pusher”.