Perché il Comune di Trapani non riesce a chiudere i suoi strumenti finanziari? Presto detto! E’ colpa delle precedenti amministrazioni e del nuovo Comune di Misiliscemi. Cosa non hanno fatto le precedenti amministrazioni? Ecco cosa dice la nota di Palazzo d’Alì: “Gli uffici stanno ricalcolando tutti i crediti riguardanti il settore idrico comunale a partire dal 1999. Questo capillare controllo ci farà capire quali sono i crediti reali e quelli che saranno considerati inesigibili. Si tratta di un lavoro lungo, ma necessario e peraltro dovuto anche in conseguenza del disposto input da parte degli organi superiori di controllo e vigilanza per verificare l’affidabilità dei conti del Comune che, invero, nel corso del tempo, si sarebbe dovuto effettuare con cadenza periodica e che abbiamo ereditato dalle precedenti amministrazioni”. Ed ancora: “Questa è una vera e propria operazione verità e il commissario straordinario regionale è informato costantemente e lavora in sinergia con noi”. Operazione verità che servirà ad approvare il bilancio consuntivo 2021. La responsabilità del Comune di Misiliscemi riguarda invece il bilancio di previsione 2022. Qual è la colpa del nuovo ente locale? In soldoni, di esistere. Perché la sua esistenza sta creando diversi problemi. Ecco quali. La nota di Palazzo d’Alì arriva in soccorso ed a chiarimento: “Per la prima volta all’interno del Comune è necessario dividere i costi di ogni singolo servizio tra i cittadini di Trapani e di Misiliscemi. Altrimenti, c’è il rischio che ai cittadini di Trapani vengano addebitati costi di riferimento alla nuova realtà di Misiliscemi. Quest’oggi la giunta ha deliberato l’individuazione dei beni patrimoniali ricadenti nel territorio di quel Comune, spettanti a Misiliscemi, che di conseguenza verranno sottratti dal patrimonio immobiliare vantato dal Comune di Trapani”. Se poi a queste criticità trapanesi si aggiungono “i problemi diffusi che accomunano oltre 200 città siciliane di ogni colore politico in difficoltà di bilancio causa anche la crisi pandemica e la mancata piena attuazione dei principi costituzionali del federalismo fiscale -fondo perequativo, livelli essenziali di prestazione, trasferimenti di finanza derivata e necessari accantonamenti, principi di contabilità finanziaria ed armonizzata ed altro – è chiaro che il percorso si fa tutto in salita. Nella rappresentazione della crisi di Palazzo d’Alì c’è pure spazio per una notazione politica del sindaco Giacomo Tranchida e dell’assessore al Bilancio Fabio Bongiovanni: “Non guasterebbe giusto un po’ di serietà politica in più e reale capacità amministrativa da parte dei locali e regionali dirigenti di Fratelli d’Italia che invece continuano a riempire le pagine di giornale dal resoconto delle loro pirandelliane gite parlamentari senza comunque tirar fuori un ragno dal buco. La politica non comanda sui tempi dei freddi numeri a meno che non vogliano aumentare le tasse ai cittadini cosa della quale noi ci siamo ben guardati come ad esempio abbassando la Tari quasi del 30% in questi anni”.