LETTERA APERTA AI FIGLI DEI RAGAZZI DI BORGO

8 Settembre 2022

Una parola d’ordine, forse uno slogan, sicuramente un invito, meglio ancora, un sentimento. Coraggio, credo che sia in sintesi la parola giusta. Parola che porta con sé delle domande. Abbiamo il coraggio di metterci in discussione? Di far tornare a vivere quei cento metri di strada? Di sentirci davvero eredi di un’esperienza che ha fatto storia, che ha lasciato un segno? Loro erano giovani, pieni d’entusiasmo, pronti a prendere a morsi la vita. Noi siamo quasi vecchi, ma possiamo ancora dire e fare qualcosa. Abbiamo il coraggio di dare un senso collettivo ai nostri cognomi? A farne sintesi, a farli uscire dal nostro particolare per renderli base e fondamento di un’idea? Non dobbiamo rincorrere il passato, ma farne tesoro per dare a questo territorio uno strumento di confronto vero. Abbiamo il coraggio di mettere in gioco le nostre storie? Abbiamo il coraggio di affermare e di batterci per costruire un progetto libero, mazziniano nel profondo, riformista, per dare un pugno nello stomaco alle nostre città dormienti, ad un’ignoranza arrogante che si sta facendo sistema? Abbiamo il coraggio di rompere schemi di sottosviluppo che alimentano soltanto clientele? Abbiamo il coraggio di ridare dignità al dibattito, al confronto su ciò che serve davvero alla nostra terra? Abbiamo il coraggio di definire un nuovo spazio di libertà da condividere con chi vorrà parlare e non postare su Facebook o su altro ancora, con chi crede che essere comunità non è un elemento vuoto utile soltanto a fare propaganda? Abbiamo il coraggio, con i nostri limiti, di produrre cultura senza sentirci acculturati? Abbiamo il coraggio di farlo senza obiettivi politici, senza scadenze elettorali, o tentativi di metterci sul mercato? Qualche settimana fa Giovanni Vultaggio ci ha dato uno spunto. Ha ricordato suo padre, tornando a parlare di un’idea, utilizzando le immagini per avere anima e storia. Quel corridoio dell’ex Bar Vultaggio con le foto ai lati può essere qualcosa di più della “strada” dei ricordi, può diventare sostanza, proposta. Seguiamo la traccia di quelle foto e proviamo davvero ad essere i figli dei ragazzi di Borgo.                                                Vito Manca

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