CRISI PESCA, MESSINA (UGL): “SETTORE IN GINOCCHIO. INTERVENGA LA POLITICA”

29 Agosto 2022

“Ci chiediamo che fine abbiano fatto i 10 milioni di euro stanziati dal Parlamento siciliano per sostenere le imprese del settore costrette ad affrontare aumenti incontrollati del costo del gasolio”. Il segretario regionale dell’Ugl Giuseppe Messina va subito al punto. Ed è un punto di crisi che rischia di avere ripercussioni devastanti sul sistema pesca regionale. L’armamento dell’Isola sta protestando: le marinerie di Mazara del Vallo e Licata hanno deciso di spegnere i motori e di lasciare i pescherecci in porto. “Andare in mare – sottolinea Messina – è diventato improduttivo. L’Ugl si schiera apertamente e senza alcun dubbio. “Ci associamo – continua Messina – al grido d’aiuto alle istituzioni lanciato delle imprese di pesca e dai pescatori. Nel settore, il contratto è alla parte con divisione degli utili ma anche dei costi. Paghiamo le conseguenze degli effetti disastrosi dell’aumento della bolletta energetica dal 2021, acuita dalla guerra russo-ucraina”. Messina torna sui 10 milioni di euro. Sono in una norma della legge di stabilità. “Questi soldi – sottolinea il segretario – non si sa che fine abbiano fatto”. Il sindacato va per le spicce: “Chiediamo al governo regionale  di dare immediata risposta alle imprese di pesca siciliane ed alle migliaia di pescatori sul fronte dello sblocco del contributo quale concorso per la copertura delle spese sostenute per il consumo del gasolio negli anni 2021 e 2022 e di farsi promotore di maggiori controlli all’ingresso del prodotto ittico nei mercati siciliani ed anche di tutelare concretamente il prodotto siciliano e la sua filiera”. La vertenza pesca non si limita ad essere una questione economica. C’è infatti di mezzo la geopolitica e Messina mette le cose in chiaro: “Le imprese di pesca pagano lo scotto di una politica nel complesso distratta e poco vocata a leggere la geopolitica nel Mediterraneo perché è chiaramente sleale la concorrenza delle attrezzate marinerie del Nord Africa che pescano negli stessi areali dei siciliani ma che acquistano il carburante a meno della metà e che, per di più, non sono soggette a limiti di maglia, di aree di pesca e di periodi di accesso alle acque pescose del Canale di Sicilia. La politica si svegli, intervenga e non pensi solo alla campagna elettorale mentre settori economici fondamentali per l’economia nazionale e regionale rischiano di chiudere definitivamente”.

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