PRIMO MAGGIO, TANTO, TROPPO PICCOLO ED IPOCRITA

1 Maggio 2022

Primo Maggio, Festa dei Lavoratori? Di quali lavoratori? Di quelli sottopagati, precari da una vita e protagonisti di una vita precaria? Di quelli che ogni giorno devono inventarsi qualcosa per riuscire a pranzare e poi anche cenare? Di quelli che si ritrovano a fare lavori che non avrebbero mai fatto, ma questo c’è e bisogna farsene una ragione? Di altri che ogni giorno sanno che potrebbero non tornare più a casa, perché lavorano senza alcuna sicurezza, senza alcuna tutela e se si rischiano a chiederla finiscono in cima alla lista dei disoccupati? Di altri che avrebbero voluto studiare ma non hanno mai avuto la possibilità di farlo ed hanno cominciato a lavorare prima possibile e vivono spesso di rimpianti? Di altri ancora che hanno creduto in un’idea, che davvero pensavano che il mondo si poteva cambiare ed in meglio ed oggi ed ora non possono far altro che leccarsi le ferite, dell’anima, che spesso sono ancora più dure di quelle fisiche? Di quelli che hanno davvero puntato sul merito ma hanno verificato sul campo che è meglio essere raccomandati che preparati? Il lavoro non c’è più. Meglio ce n’è poco in giro. Perché il lavoro è dignità. E dignità è ormai parola quasi sconosciuta. Il lavoro è libertà. E quella che c’è è una finta libertà. E’ una libertà di facciata, perché offuscata da mille condizionamenti, da ipocrisie senza confine. Il lavoro è solidarietà. Ed invece brilla e fa vittime l’individualismo, il narcisismo, l’ignoranza. Il lavoro è comunità. Ed invece si vive come monadi, c’è spesso il rifiuto dell’altro, non c’è più alcun senso di appartenenza. Il lavoro è sicurezza. Ed invece si muore come mosche. E ci saranno ancora tante altre morti, perché nessuno paga per quello che dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità, perché il lavoro è umano. Il lavoro non ha difese. Ha spesso finti difensori. E” debole, schiacciato da un sistema economico che sta tradendo anche se stesso. Perché il profitto è componente fondamentale del sistema ma non può diventare una ossessione. ed oggi è un’ossessione che uccide, prima di tutto l’anima, anche di quelli che vivono per il profitto. Il lavoro è ferito perché colpito da una falsa coscienza. Ci sono parole e poi azioni ingannatrici: sinergia, collaborazione, concertazione. Delle gabbie concettuali che mistificano la realtà. Per applicarle realmente dovrebbero esserci rapporti di forza alla pari, che non ci sono e che di conseguenza fanno valere il loro peso nella contrattazione, nell’equilibrio del sistema. Ed a perdere è sempre e comunque il lavoratore. Che è stato espropriato, nel tempo, di un suo diritto-dovere. Quello del conflitto. Che non è violenza, che non è un rischio per le regole. E’ invece affermazione di un interesse legittimo. E’ uno strumento di democrazia che va da argine al pensiero unico. Ma per mettere in campo il conflitto è necessario che vi sia in prima linea la politica ma la politica è stata colpita a morte, in qualche caso si è suicidata. E allora buon Primo Maggio, con la retorica delle parole, con un po’ di musica e facili slogan. Tanto domani è il due maggio. 

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