Da un lato i sindaci di Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Custonaci, Erice, Favignana, Gibellina, Mazara del Vallo, Marsala, Paceco, Pantelleria, Petrosino, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, San Vito Lo Capo, Santa Ninfa, Valderice e Vita. Tutti con le idee chiare: scuole aperte. E con una nota congiunta che prova a fare il punto: “Seppur in questi giorni siano stati avviati una serie di incontri per valutare le condizioni giuridiche per l’adozione di un provvedimento di sospensione delle attività didattiche in presenza, in ragione della grave situazione epidemiologica oggi in atto, il quadro giuridico oggi vigente non consente di emettere provvedimenti restrittivi per la sospensione delle attività didattiche”. La nota prosegue con qualche elemento contraddittorio nella sua parte finale ma la decisione è stata presa e le scuole sono aperte. Ecco cosa c’è scritto nella nota inviata ieri alla stampa: “Ad oggi la Sicilia è in zona gialla e nessun intervento sulla scuola è possibile secondo le norme vigenti, in tal senso la recente Ordinanza del TAR Campania ha sospeso gli effetti del provvedimento di chiusura delle scuole della Campania del Presidente De Luca. Inoltre la disposizione dell’Assessore Regionale Lagalla che impone ai sindaci, prima di adottare qualsiasi provvedimento di sospensione delle attività didattiche, di chiedere espresso parere all’ASP, limita ulteriormente l’autonomia dei sottoscrittori”. Qui un elemento indiretto di contraddizione che segnala che forse un problema comunque c’è: “Peraltro il Dipartimento di prevenzione dell’Asp Trapani, ha proposto al Presidente della Regione Sicilia l’istituzione della zona arancione per quasi tutti i Comuni dell’ex Provincia di Trapani; alla data di oggi non è stata emessa alcuna Ordinanza in merito”. Quindi riassumendo: i sindaci hanno le mani legate. La Regione li invita ad avere il via libera dell’Asp per eventuali chiusure. L’Asp in tempi non sospetti dice, qui finisce male e chiede la zona arancione non soltanto per le questioni scolastiche, ma la Regione non ha mai risposto. C’è anche da aggiungere che nel frattempo la Sicilia sarebbe in sostanziale zona arancione perché ha sforato i tre parametri che la tenevano in zona gialla. Uno scrittore di tragi-commedie non avrebbe potuto fare meglio. Il “conto” trapanese fa comunque 22 sindaci. I Comuni sono 24+1, perché c’è pure quello di Misiliscemi ancora però in fase commissariale. Dall’altro lato dunque, i sindaci di Trapani e di Partanna che non hanno sottoscritto la nota congiunta e sono quindi tra quelli che hanno deciso di chiudere le scuole con ordinanza. Ma c’è chi gioca di fino come il sindaco di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione. Il suo Comune risulta tra i “firmatari” della nota scuole aperte, ma lui ha fatto sapere che: “Le scuole resteranno chiuse a Campobello anche nelle giornate di giovedì 13 e venerdì 14 gennaio al fine di consentire la sanificazione dei locali, in modo da rendere ancora più sicuro il rientro in classe in presenza previsto per lunedì 17 gennaio”. Ha giocato di fino anche il Comune di Paceco. Come dire sono aperte ma sono anche chiuse. Il provvedimento del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida è articolato ed ha una data: 21 gennaio. Non riguarda soltanto gli istituti scolastici. Ma per quanto riguarda la scuola ordina: “La sospensione delle attività didattiche ed educative in presenza nelle Scuole di ogni ordine e grado insistenti nel Comune di Trapani, ivi compresi gli asili nido, micro-nido, sezioni primavera, gli
asili in casa e le ludoteche siano essi pubblici, privati e paritari. Durante il superiore periodo di
tempo le autorità scolastiche, in piena autonomia, potranno assumere ogni misura utile a garantire il diritto all’istruzione e all’inclusione degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. utilizzando le modalità ritenute maggiormente confacenti”. Come dire, l’attività in presenza è sospesa ma i dirigenti scolastici ed i presidi possono utilizzare la didattica a distanza, cosa che è in divenire se non già attuata. Continuando nella tragicommedia non può passare sotto silenzio un’altra nota. Premessa: i Comuni hanno un’associazione che si chiama, appunto, Associazione nazionale dei Comuni Italiani che ha, a sua volta, una sezione regionale. Anche questa ha un nome, in sintesi: ANCI Sicilia. L’associazione in questione, sempre ieri, dopo la riunione alla Regione che può essere considerata una sorta di resa alla burocrazia – del tipo: siamo nella m… ma non abbiamo i numeri per ufficializzare questa nostra condizione – aveva fatto il suo bel comunicato stampa: “L’assemblea dei sindaci, convocata subito dopo la task force del Governo regionale, ha preso atto che i tre giorni di prosecuzione delle vacanze natalizie non hanno modificato la crescita quotidiana dei nuovi contagi, la tenuta delle strutture sanitarie e ospedaliere e della medicina sul territorio, né registrato un adeguato e proporzionato aumento dei vaccinati. Ha preso atto che la Regione non ha modificato ulteriormente il calendario scolastico confermando la riapertura delle scuole a partire da domani, 13 gennaio, malgrado la mancanza di dati certi, la mancanza di mascherine FFP2, di adeguati impianti di aerazione nelle strutture scolastiche oltre all’assenza di un programma di screening di massa e alla piena operatività delle USCA”. Tutto ciò premesso: “L’assemblea dei sindaci,
una media settimanale di contagio di 250 su 100.000 abitanti ed un tasso che si attesta sul
40% di positivi su una popolazione vaccinata del 77,47%; nel Comune di Trapani, in particolare, sono stati registrati oltre 1.000 nuovi casi di contagio in meno di 10 giorni; la disponibilità di posti letto, tanto nei reparti di degenza quanto nelle terapie intensive
Covid del Covid Hospital di Marsala è quasi satura per cui necessita individuare altre
soluzioni emergenziali”. Aggiunge pure la nota alla Regione dell’Asp provinciale che lo scorso 7 gennaio ha chiesto al Governo siciliano “l’adozione di un protocollo contenitivo”, meglio conosciuto come zona arancione”. Richiesta che, scrive Tranchida, sta per essere reiterata. Tutto questo con il Governo nazionale, quello dei Migliori, che fa la voce grossa e che indica le scuole aperte come la nuova linea Maginot contro la dittatura del virus. Dimenticandosi di verificare cosa sono le scuole da Roma in giù. Basterebbe, ad esempio, un monitoraggio delle sedi degli istituti di scuola media superiore della provincia di Trapani per farsi un’idea di quella che nella Capitale viene chiamata scuola. Spesso sono appartamenti privati. Ma una soluzione comunque c’è. Un consiglio: si aprono le scuole, tutte, senza esclusione, di ogni ordine e grado ma non per fare lezione, per consentire agli alunni ed agli studenti di imparare un nuovo inno. Quello di Mameli lo conoscono. Ma il Paese può fare un passo avanti. Viste le condizioni generali potrebbe affiancare Mameli con “Povera Patria” di Franco Battiato. Una canzone che può sicuramente avere i titoli di Inno Nazionale, perché l’Italia in questo momento è rappresentata, parola per parola, da quella composizione musicale.