TRAPANI, CASO PORTO. DIFFIDA ALL’AUTORITA’ PORTUALE PER I FANGHI DEL DRAGAGGIO

13 Novembre 2021

Diffida all’Autorità Portuale di Sistema. “Per “la rimozione del rischio di danno ambientale nel golfo di Custonaci in area di interesse ambientale e socio-economico prospiciente alla Riserva naturale Orientata Monte Cofano e alla costa di San Vito Lo Capo, determinato dalla prevista immersione di fanghi provenienti dal dragaggio del porto di Trapani”. Movimento Cristiano Lavoratori, Confsal e “Sicilia Antica” aprono un fronte ambientale. Le tre organizzazioni fanno riferimento ai lavori di dragaggio dell’avamporto e delle aree a ponente dello sporgente Ronciglio. L’atto di diffida circoscrive l’oggetto del contendere entrando ne merito dell’intervento portuale: “Lo scalo marittimo trapanese, per dare continuità e sviluppo all’accosto delle navi per le varie operazioni commerciali e per i collegamenti che garantiscono il traffico passeggeri da e per le Isole minori – Egadi e Pantelleria – ed i porti del nord Africa e per la crocieristica, sarà fatto oggetto della conclusione dei lavori di ammodernamento delle strutture portuali in corso d’opera ed anche del dragaggio dei fondali al fine di assicurare fondali operativi adeguati nelle varie zone del porto:  escavo dei fondali fino alla quota  di11 nell’avamporto e fino alla quota di 10 metri nei pressi delle banchine”. La diffida non contesta i lavori ma una parte del loro risultato: “I sedimenti del fondale, talvolta indicati nelle relazioni dell’Autorità Portuale come prevalentemente contaminati poi li troviamo più frequentemente ed inverosimilmente giudicati come aventi qualità pari se non addirittura superiore ai componenti della superficie dell’incontaminato sito scelto per l’immersione dei fanghi, confinante con una vasta e rigogliosa prateria di Poseidonia oceanica. I volumi di scavo dei fanghi, chiamati sedimenti del fondale, sono stimati in 415.169 metri cubi – ma potrebbero più che raddoppiare, portandosi ad un volume complessivo di fanghi di 927.000 metri cubi, nel caso in cui il dragaggio fosse esteso in futuro all’intero porto”. La diffida circoscrive l’area di posizionamento dei fanghi: “Il sito risulta essere in un’area posta a circa 2,5 miglia nautiche dalla costa di Custonaci e vicina alla costa di San Vito Lo Capo, è distante circa 8 miglia nautiche dal porto di Trapani”. Ed è un sito che, per le tre organizzazioni, non va bene. Denunciano infatti l’insostenibilità ambientale della soluzione individuata per smaltire i fanghi: “Il sito di immersione è prospiciente e contiguo proprio con la Riserva naturale orientata di Monte Cofano e con l’ambito territoriale protetto di Rete Natura 2000”. Bocciatura netta e senz’appello. La scelta del sito d’immersione dei fanghi contaminati del porto di Trapani – per le tre organizzazioni – è “in palese violazione” delle prescrizioni relative ad una specifica direttiva europea. Quella che viene contestata nella diffida è la mancanza di una visione complessiva di tutte le aree protette che per Mcl, Confsal e “Sicilia Antica” sono un unicum ambientale al di là della effettiva “perimetrazione” dell’area di smaltimento dei fanghi. Unicum che, a detta delle tre organizzazioni, l’Autorità di Sistema non ha preso in considerazione. La diffida affonda il colpo: “La localizzazione in atto prevista del sito di immersione dei fanghi dragati dal porto di Trapani si trova ad una distanza di 3 miglia nautiche circa da una rigogliosa prateria di Posidonia oceanica, il cui stato ecologico risulta pari a buono”. Allarme rosso anche per i pesci. Si tratta di triglie, naselli e gambero rosa che “richiedono una profondità compresa tra i 50 e i 400 metri e che hanno anche un valore commerciale considerevole perché specie pregiate”. Dato che pone l’altra obiezione della diffida: l’insostenibilità socio-economica e sanitaria. Gli interessi a rischio sono quelli delle marinerie locali “composte da nuclei familiari locali che rischierebbero di perdere oltre tutto la loro storica principale o unica fonte di reddito”. Ed ancora: “Lo sversamento dei fanghi del porto di Trapani, a causa del loro livello di contaminazione e per il loro conseguente effetto inquinante, renderebbe oltretutto, per un lungo periodo altamente pericoloso, per la catena alimentare e per la salute de consumatori il pescato proveniente dallo spazio marino prossimo al sito di immersione, individuato in atto come tale dall’Autorità Portuale”. Lo scontro è frontale e la soluzione dell’Autorità Portuale viene considerata una scelta “esecrabile e pervicace di considerare il mare alla stregua di discarica – pattumiera”. Le tre organizzazioni chiedono di revocare tutti gli atti che riguardano lo smaltimento dei fanghi. Chiamano in causa il Governo nazionale e la Regione. Ma non si limitano a dire soltanto no. Propongono di utilizzare una soluzione alternativa che emerge dalle stesse carte che criticano, puntando al deposito dei sedimenti contaminati dei fondali del porto di Trapani “nelle due apposite discariche speciali già individuate in provincia di Agrigento”. E di trasportarli con camion attrezzati senza invece seguire la logica di un abbattimento dei costi che sarebbe tutto a svantaggio del territorio e dell’ambiente marino. La richiesta è dunque quella di fermare tutto ed è rivolta a tutti i rappresentanti istituzionali che possono intervenire ed anche ai sindaci dei Comuni interessati. Mcl, Confsal e “Sicilia Antica” sono pronti ad andare fino in fondo se non verranno prese in considerazione le loro ragioni. Le tre organizzazioni daranno battaglia, Se sarà necessario anche con “azioni giudiziarie, ritenute più opportune, affinché non soltanto vengano assicurati il rispetto della legalità e la tutela del patrimonio naturalistico e degli equilibri ecologici”.

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