EMERGENZA INCENDI, TRE ANCI CHIEDONO UN TAVOLO TECNICO. ORLANDO: “CONFRONTO CON IL GOVERNO DRAGHI”

13 Agosto 2021

La premessa è d’obbligo ed è determinate dalle fiamme che stanno ancora bruciando il futuro d’intere aree del Paese ed in particolare del Sud. La premessa è che le istituzioni, a tutti i livelli, sono capitolate di fronte agli incendi. Il sistema di prevenzione non ha retto e quello d’intervento è stato messo e continua ad essere messo a dura prova. L’Italia, in questa fase, non è in grado di gestire un fenomeno che si fa sempre più pericoloso. Riesce, e non sempre, perché la devastazione di alcune zone è deprimente, a rintuzzare alcuni attacchi delle fiamme e spesso soltanto grazie alla capacità di chi sta sul territorio. Capacità che non è standardizzata e quindi muta da zona a zona, da Comuni a Comuni. E che sia una fase quasi da bandiera bianca contro gli incendi è confermato da una nota di tre Associazioni regionali di Comuni. Sono le Anci di Sicilia, Calabria e Sardegna, regioni colpite a morte dalle fiamme. Quello che arriva dai rispettivi presidenti, Leoluca Orlando (Sicilia), Emiliano Deiana (Sardegna) e Marcello Manna (Calabria) è un appello che sa di ultimo appello. E’ indirizzato al governo nazionale. Lo stesso governo che qualche giorno fa con il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani annunciava in una informativa alla Camera dei Deputati: “Cercheremo di fare un piano di lavoro già durante questa prossima settimana”. Era il 4 agosto, l’Italia era già in fiamme ed oggi è quasi carbonizzata in buona parte del Sud. Lo stesso governo che si ritrova il suo premier, Mario Draghi, che propone al capo della Protezione Civile un piano straordinario di rimboschimento. Per cinque anni, dice la legge, non si può piantumare un bel nulla e lo si può fare soltanto per casi ritenuti necessari a fermare rischi di dissesto idrogeologico. Le tre Anci chiedono “l’attivazione immediata del tavolo politico-istituzionale col governo per intraprendere, da subito, un’azione energica di contrasto al fenomeno degli incendi che investa anche gli aspetti pedagogici e di educazione ambientale e il necessario rafforzamento dei sistemi di prevenzione, di intervento e di lotta attiva al fuoco”. La lettera inviata dai tre presidenti ha come indirizzi il Viminale, Palazzo Chigi ed i Ministeri dell’Economia, delle Politiche Agricole, del Sud e della Transizione Ecologica. La nota sottolinea che le tre Anci “pongono all’attenzione del governo la drammatica situazione, ancora in corso, relativa agli incendi nei nostri territori nei quali hanno bruciato e bruciano migliaia di ettari di boschi, di foreste, di terreni agricoli; incendi che hanno causato vittime, devastato il paesaggio, ucciso animali, distrutto aziende, flagellato gli ecosistemi e la biodiversità”. Da qui la richiesta di un tavolo politico ed istituzionale “coi Ministri competenti affinché si pongano le basi per un’equa fase di ricostruzione ambientale, forestale, agricola, economica e paesaggistica dei territori colpiti; una ricostruzione ambientale che deve avere nei Comuni e nelle comunità locali il fulcro e il motore di ogni politica e di ogni azione. In tale contesto di ricostruzione assumono connotati centrali le azioni di prevenzione che devono essere perseguiti nel tempo e non soltanto con l’approssimarsi della stagione estiva; azioni di prevenzione che investono una più ampia ed energica comprensione del fenomeno dei cambiamenti climatici e che necessitano politiche di sistema, locali e globali, in grado di contrastarli realmente”. Comuni che però sono stati chiamati in causa dal Ministro Cingolani (4 agosto), che ha indicato tra i problemi da risolvere la scarsa capacità delle amministrazioni locali di perimetrare le aree aggredite dalle fiamme per censirle ed inserirle nel sistema di verifica nazionale. Non poteva mancare, anche in questo caso, il riferimento al Piano nazionale di ripresa e resilienza che assume, di giorno in giorno, caratteri palingenetici nelle dichiarazioni dei rappresentanti delle istituzioni e della politica. Non si sottraggono i tre presidenti: “Occorre orientare robusti investimenti sull’ambiente, sul paesaggio, sulle aree montane e le terre alte, sui boschi e sulle politiche forestali, sui parchi e le aree protette, sulla ruralità, sul contrasto all’abbandono dei paesi, delle aree interne, delle aree lasciate incolte ai fini di prevenzione degli incendi, delle terre agricole che possono trovare nel Pnrr e nella Programmazione europea 2021-2027 strumenti adeguati, se condivisi con le comunità locali e le loro rappresentanze, in grado di invertire la rotta”.

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