“SALVIAMO I BOSCHI”, ESPOSTO CONGIUNTO IN DIECI PROCURE SICILIANE. SERVE UN POOL INVESTIGATIVO

22 Luglio 2021

Un esposto inviato a dieci Procure della Repubblica della Sicilia. E’ la reazione del Coordinamento “SalViamo i Boschi” alle centinai di roghi che hanno bruciato interi pezzi dell’Isola, a cominciare dallo scorso mese di marzo. Le Procure chiamate in causa sono quelle di Trapani, Palermo, Marsala, Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Gela, Agrigento e Sciacca. Ma l’esposto raggiungerà anche altri territori perché le iniziative sono in corso e le associazioni che fanno parte del Coordinamento intendono andare avanti nella loro azione di denuncia. Incendi – si legge in una nota – che hanno bruciato migliaia di ettari di aree boschive e, quel che è più grave, aree protette, Riserve e Parchi Regionali, come la Riserva di Vendicari, il Parco minerario di Floristella e i siti archeologici di Pantaliaca, Himera, Cave di Cusa”. Ed incendi che “a detta delle forze di controllo preposte, tutti dolosi, son spesso appiccati da mani criminali esperte in ore serali o notturne e in rapida successione, così da impedire efficaci azioni di spegnimento”. La nota del Coordinamento aggiunge ulteriori elementi di preoccupazione e d’allarme: “Incendi che distruggono un patrimonio naturalistico di alberi e fauna, che sottraggono ambienti pregiati e benessere alle comunità, che distruggono preziose aree agricole e che minacciano le case di civile
abitazione con pericolo di vita per gli abitanti”. Da qui l’affondo sulle responsabilità: “Di fronte alla colpevole inerzia delle istituzioni e della politica regionale nell’affrontare questa drammatica situazione le associazioni del Coordinamento SalviAmo i Boschi Sicilia hanno deciso di ricorrere all’esposto congiunto per spingere le procure ad attivare delle indagini coordinate”. C’è dunque un piano d’azione criminale: “Il fenomeno è ormai così esteso e strategicamente organizzato da rendere necessaria l’istituzione di un vero e proprio pool investigativo che porti alla scoperta delle cause che determinano questi atti di vero e proprio terrorismo ambientale”. L’esposto congiunto è circostanziato. Denuncia anche una serie di ritardi e di omissioni che potrebbero essere causa o concausa degli episodi dolosi di quest’ultimi mesi e che aprono un altro fronte. “In particolare – aggiunge la nota del Coordinamento –  vengono evidenziati forti ritardi nelle opere di prevenzione, che avrebbero dovuto essere avviate nel mese di maggio e ultimate entro il 15 giugno e che invece sono cominciate solo il 28 giugno a causa del ritardo nell’approvazione in bilancio dei fondi per la retribuzione degli operai. Ciò, nonostante i ripetuti appelli ad anticipare la stagione e nonostante i primi incendi fossero già stati avvistati nel mese di marzo”. Una questione nella questione è quella degli interventi. L’esposto sottolinea “lo stato di abbandono in cui versa il Corpo Forestale, costretto a operare con gravi carenze di organico e con mezzi spesso obsoleti. Altro dato preoccupante l’esiguo numero di Guardie Forestali – si aspetta invano un concorso che viene rinviato ogni anno – e l’assenza di nuclei investigativi specifici che possano collaborare in modo più diretto con la magistratura. Una situazione che favorisce la sostanziale impunità di questi reati e ne aumenta di fatto la diffusione”. Il Coordinamento non ha dubbi e chiede alla magistratura d’intervenire applicando
agli incendi la legge 68/2015 sui disastri ambientali per scongiurare il pericolo che questa situazione continui a peggiorare devastando definitivamente il nostro patrimonio naturalistico e ambientale”.

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