LA VICEMINISTRA BELLANOVA, LA VISITA, LE ISTITUZIONI E LA POLITICA

27 Marzo 2021

Siamo in piena pandemia? Sì. Chi può negarlo! Pandemia sanitaria. C’è il Covid. Ma c’è il rischio sempre più concreto di un’altra pandemia. Quella politico-istituzionale. Un virus che rischia di essere pericoloso tanto quanto quello che si sta combattendo negli ospedali. Un virus che punta ad attaccare i centri nevralgici della democrazia. Lo fa in maniera “subdola” che non dà scandalo e spesso nascondendosi dietro la politica e le istituzioni che prova a fiaccare. Oggi – e continua ad esserlo – è la giornata trapanese della viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova. Inutile seguire la sequenza d’incontri, con orari e priorità. Meglio concentrarsi sulla sostanza. Con la premessa, siamo in piena terza fase della pandemia, così dicono i medici e gli esperti: risulta essere buona cosa limitare gli spostamenti e ridurli all’essenziale. La viceministra ha visitato l’aeroporto di Birgi? C’era qualcosa da inaugurare? No. C’è qualcosa di concreto da definire? No. La conferma arriva dalle note ufficiali. Quella di Airgest, ad esempio, dà conto della visita, in compagnia del senatore Davide Faraone, e dell’incontro con il presidente della società di gestione dell’aeroporto di Birgi Salvatore Ombra. Il quale “anche nella veste di rappresentante di Aira, associazione che riunisce i Regional Airports, ha illustrato al Ministro le esigenze dei piccoli aeroporti”. La nota entra nel merito delle richieste: “Nello specifico: l’eliminazione dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco agli aeroporti al di sotto del milione di passeggeri, della luxury tax, una sburocratizzazione degli enti e una maggiore intesa con l’ente di regolazione”. Richieste già fatte e contenute in un documento che Aira rese noto all’atto dell’elezione di Ombra a suo presidente. Siamo nel dicembre dell’anno scorso. Quindi richieste già sul tavolo del Ministero delle Infrastrutture. Dunque, richieste che avrebbero dovuto far parte del dossier che gli uffici del Ministero avranno predisposto per la viceministra prima di affrontare la trasferta siciliana. Ma allora perché non ribadirli con una semplice e meno costosa videoconferenza? Perché la necessità – in questa fase – d’incontri e riunioni che comunque hanno una percentuale di rischio contagio potenziale, mentre vengono imposti sacrifici di ogni genere ai cittadini? Si poteva, addirittura, tradurre tutto in una email. Una corrispondenza immediata e veloce. La viceministra avrebbe potuto avere anche un dossier, con le stesse modalità, su Birgi, se necessario. C’è una linea di continuità di un modo di fare e soprattutto di un modo di condividere le istituzioni – che è bene ribadire sono patrimonio di tutti e non del partito o dello schieramento politico al governo pro tempore – che lega ad un altro evento, appena concluso. Un altro incontro, a Trapani, con gli operatori del porto, capitanati dal vicepresidente di ASAMAR Sicilia Gaspare Panfalone. ASAMAR sta per Associazione Agenti Marittimi siciliani. Anche in questo caso si può seguire la linea ufficiale delle dichiarazioni dei protagonisti. In una intervista del collega Tarantino il vicepresidente di ASAMAR loda la capacità di sintesi della Bellanova: dato che poteva essere acquisito anche senza un incontro. Entra nel merito della richiesta degli operatori. La madre di tutte le richieste: il dragaggio del porto, 11-12 metri. Bastava, pure in questo caso, inviare una nota, che c’è già al Ministero perché è una richiesta datata, che si trascina per anni. Qui c’è di più. Ci si può anche allarmare, perché potrebbe sorgere un dubbio: ma l’Autorità Portuale di Sistema della Sicilia Occidentale è stata cancellata? Perché c’è la necessità di affrontare la questione dragaggio con la viceministra quando la questione è nelle mani dell’Autorità Portuale? Non bastava raccordarsi con la stessa Autorità, possibilmente in remoto? Perché è l’Autorità ad essere il riferimento degli operatori del porto. Non la viceministra. C’è un ulteriore passaggio dell’intervista che dà una risposta ma nello stesso tempo, paradossalmente, la infittisce. Si parla del Presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti e dalla fiducia che gli operatori del porto hanno in lui e nelle sue capacità di gestione. Fiducia così forte da chiederne, a gran voce, la riconferma. Tema importante. Ma c’era bisogno di dover incontrare la viceministra per comunicare una volontà già espressa in precedenza e quindi ben saputa e conosciuta in quel di Roma? Si ripropone lo stesso problema? Non bastava una telefonata, una email? Magari una pec per essere formali. Nella vicenda porto c’è pure una particolarità che non è da poco. Il vicepresidente di ASAMAR nell’annunciare l’incontro di stamattina, nella nota stampa, ha voluto sottolineare che “la scrivente associazione ha dato opportuna informazione a tutti gli operatori, a tutte le organizzazioni sindacali e datoriali, nonché all’amministrazione comunale”. Se l’italiano è italiano – e l’italiano è italiano -, si può dedurre che l’Associazione degli Agenti Marittimi siciliani ha svolto il ruolo di padrone, meglio, di padrona, di casa, anche rispetto all’amministrazione comunale di Trapani, avendo “data opportuna informazione…” dell’evento. Quindi, a quanto pare di capire, un rappresentante del governo arriva in visita nel capoluogo. Visita che il vicepresidente Panfalone sottolinea, nella sua nota stampa, “avrà valore politico istituzionale”, ed il Comune risulta essere uno dei tanti, o uno dei pochi, che vengono chiamati in causa. La sensazione è quasi che sia ospite nella sua città. Ma a Marsala invece cambia tutto. Il Comune è in prima linea. Tanto da attivare il cerimoniale. Anche in questo caso ci sono riscontri ufficiali. Ci sono le foto che documentano tutto. “Accolta dal sindaco Massimo Grillo…”, si legge nella nota del Comune con appunto le foto a corredo e con la notizia che la viceministra aveva in agenda un incontro con gli operatori portuali della città. Sulla necessità dell’incontro valgono le considerazioni precedenti. Salta inoltre all’occhio che a Trapani non è stato attivato il cerimoniale e la Bellonova non ha messo piede a Palazzo d’Alì. Da aggiungere che l’incontro con i sindaci si è svolto a Marsala. Ci sarà un motivo! Non finisce ancora qui. Perché nel programma della visita – inviato alla stampa – c’è infine un passaggio prettamente politico. La viceministra, esponente di Italia Viva, avrà, forse sta avendo, un incontro con i dirigenti del suo Movimento in quel di Alcamo. Un’immagine plastica rimanda necessariamente ad una sorta di testacoda logico. Qualche giorno fa abbiamo assistito all’elezione di un segretario nazionale, quello del Pd, Enrico Letta, in remoto e qualche giorno dopo la politica ci consegna una viceministra che da Roma approda ad Alcamo per incontrare il gruppo dirigente locale. I fatti messi in sequenza non devono portare ad una polemica sulle scelte di Italia Viva, della viceministra Bellanova, delle scelte di Panfalone o di Ombra. Il punto non è questo. Se fosse questo saremmo più che sereni perché sarebbe limitato. La questione è invece più ampia e delicata. Perché fatti del genere, forse anche politicamente ed istituzionalmente più gravi, li riscontreremo ben presto, con altri nomi, altri protagonisti, altre sigle di partito. Quel che sta cedendo è l’anima delle istituzioni. La sacralità laica sta cedendo il passo agli interessi, alla considerazione che le istituzioni non sono al di sopra di tutto e di tutti e per questo vanno servite e non condizionate, vanno rispettate e non svilite. Non sono uno strumento di lotta politica, sono lo strumento per fare politica nell’interesse generale. I fatti di oggi, che saranno anche quelli di domani, dicono anche che le norme non possono avere una interpretazione estensiva. E se un semplice cittadino deve porsi il problema di andare dai propri familiari, con determinate e giuste prescrizioni e limitazioni, se deve ridurre la sua socialità perché è necessario farlo, non può vedersi scorrazzare in lungo ed in largo rappresentanti delle istituzioni e della politica senza un reale motivo. Perché finisce per non credere più in nulla. Siamo messi davvero male. E quel che è peggio, non riusciamo a comprenderlo.

 

 

 

 

 

 

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