Ha deciso di dire la sua con una lettera aperta. La sindaca di Erice Daniela Toscano entra nel merito del dibattito sui nuovi confini – fusione con Trapani o rettifica territoriale – per andare oltre i nuovi confini. Invita “ad un salto culturale”. E lo indica: “Dobbiamo avere la forza ed il coraggio non più di parlare ma di pensare da rappresentanti di un territorio, di un’Area Vasta. Il progetto dei Liberi Consorzi di Comuni è stato ed è rimasto nel limbo. Ma ci sono degli elementi che potrebbero essere valorizzati, plasmati, utilizzati al meglio”. Salto culturale che è preceduto da una premessa che consente di comprenderlo nella sua reale portata: “Ritengo che la discussione in atto, con gli strumenti che vengono indicati – fusione e rettifica – sia un errore di metodo e di sostanza. In quanto questione semmai complementare, da considerare alla fine di un percorso che deve necessariamente seguire altre priorità”. La sindaca aggiunge un altro elemento di confronto sul salto culturale che propone: “La pandemia ha sconvolto le nostre vite, messo a dura prova il nostro già debole sistema produttivo e rischia di intaccare seriamente il nostro futuro. Non possiamo non tenerne conto. Ed in quest’ottica le dinamiche internazionali, mondiali e nazionali ci dicono chiaramente che la prossima ripartizione di risorse sarà basata sulla programmazione di ampio respiro strategico e sulla capacità di essere territorio, area di riferimento, connubio di città omogeneo ma ampio. Proprio per rispondere alla richiesta di ridurre i costi, di razionalizzare le spese, di costruire economie di scala”. La prima cittadina consolida la sua linea con un atto politico concreto che prende come punto di riferimento: “Avremmo dovuto registrare e sottolineare – cosa che invece non abbiamo finora fatto – una svolta altamente significativa che ci riguarda direttamente. Il recente documento delle ANCI del Sud, inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi ed alle Ministre Carfagna e Gelmini, indica la vera sfida che dobbiamo vincere e che finisce per svuotare il nostro dibattito nostrano sulle linee da tracciare per definire nuovi confini. Le ANCI del Sud hanno chiesto che le risorse europee dovranno essere utilizzate per superare una volta per tutte la Questione Meridionale, che è la questione Italia. E quel che è ancora più interessante, hanno paragonato la soluzione della Questione Meridionale all’unificazione delle due Germanie del 1989. Le ANCI del Sud hanno compreso qual è il livello del confronto che ci attende. I 24 Comuni del trapanese, fanno parte dell’ANCI Sicilia che ha anche parlato anche per conto di tutti noi. Un evento che, per mio conto, è da considerare rivoluzionario, perché pone con forza e determinazione il vero nodo da sciogliere: quello di fare sistema, di avere un progetto unitario che possa, nello stesso tempo, soddisfare le diverse esigenze territoriali, che non possono però essere legate ad elementi di campanilismo o di anacronistici tentativi malcelati di annessione”. Per la prima cittadina di Erice c’è uno strumento di base che può essere utilizzato per raggiungere l’obiettivo che ha indicato e che rimanda al Consorzio: “Faccio riferimento all’Assemblea dei Sindaci da prendere in considerazione come una cabina di regia, come uno strumento operativo per presentarsi e per proporsi come territorio, come espressione di un’Area Vasta che ha un progetto unitario e condiviso. Una cabina di regia in grado di fare sintesi tra le sue professionalità e competenze. Perché il problema non è soltanto quello – sempre più impegnativo – di ottenere le risorse, ma anche l’altro non meno importante di saper programmare per essere competitivi. Sfide di questa portata pensiamo di poterle risolvere con slogan facili e con ipotetiche nuove città che comunque sarebbero marginali in un sistema che è legato a doppio filo alla logica del pensiero globale, anche negli aspetti più locali? Del resto colgo anche una contraddizione. Non comprendo perché in determinati settori seguiamo le regole dell’Area Vasta, faccio l’esempio del Distretto Turistico, dell’unione dei Comuni, dei tentativi in atto di allargare i servizi di alcune società partecipate, e quando c’è poi da mettere tutto a sistema recuperiamo il concetto di confine, più o meno utile”. La sindaca conclude tornando alle ANCI del Sud: “Mi chiedo se facendo parte dell’ANCI Sicilia intendiamo dare il nostro contributo allo sforzo che stanno portando avanti le ANCI del Sud. Mi auguro che presto si possa aprire un dibattito, avere un confronto serio e costruttivo in grado di coinvolgere tutte le rappresentanze sociali, sindacali, del mondo produttivo e delle professioni che vada oltre le proposte ormai datate che, se concretizzate, lascerebbero tutto com’è, lascerebbero i nostri territori provati, fragili e senza una strategia”.