Un errore da non commettere. Una scelta da contrastare. L’onorevole Valentina Palmeri riapre il caso trivelle. “Il Mediterraneo e la Sicilia – sottolinea la parlamentare regionale di Attiva Sicilia – non possono lasciare spazio ulteriormente a trivellazioni selvagge, permettendo la ricerca e la conseguente estrazione di idrocarburi, con conseguenti danni per il paesaggio, il turismo, il mare e il sottosuolo. Fra l’altro, il livello di rischio sismico nel territorio è massimo ed è classificato come ‘altamente probabile’ con possibili effetti nefasti per l’ambiente e la popolazione”. Il rischio denunciato dalla Palmeri ha un riferimento: il decreto Milleproroghe. “Autorizzare la ricerca di idrocarburi in nome di una risibile ricaduta occupazionale – aggiunge la deputata regionale – a fronte, invece, delle pesanti ricadute negative sul turismo e, quindi, sulla capacità delle imprese locali a creare ricchezza e occupazione, ci lascia increduli. In particolare, per la Sicilia non va dimenticato che nell’elenco delle zone di ricerca ci sono anche aree marine siciliane nelle vicinanze di Pantelleria e Favignana, e altri siti non marini di ricerca, tra Madonie e Nebrodi, nel Nisseno, nell’Ennese e nel Catanese e nel Ragusano: occorre prorogare la moratoria”. “Autorizzare la ricerca di petrolio in Sicilia – ha ribadito la deputata Palmeri – non farebbe altro che invertire la rotta intrapresa per la transizione energetica verso le fonti di energia rinnovabili e fare un salto indietro ancora a favore dei combustibili fossili. Appare assurdo che, in Consiglio dei Ministri, si sia potuto capitolare su una battaglia storica del Movimento Cinque Stelle”.
CASO TRIVELLE: PALMERI: “SICILIA A RISCHIO. RICERCA ED ESTRAZIONE CONTRO L’AMBIENTE”
28 Dicembre 2020
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