L’epidemiologo Biagio Maria Pedalino non ha accettato la terza nomina di esperto anti-Covid del Comune di Trapani. In una nota, che pubblichiamo integralmente perché definisce il percorso seguito in questi mesi ed offre ulteriori spunti di confronto e di riflessione, le ragioni che l’hanno portato a non accettare il terzo incarico, che era stato definito da un decreto sindacale dello scorso 15 settembre.
La nota integrale del dottor Pedalino
Pochi sanno che già a metà aprile 2020 avevo messo a disposizione dell’amministrazione della Città di Trapani, a titolo gratuito, le mie competenze di epidemiologo. Ho ritenuto di farlo in un periodo delicato prossimo alla riapertura post lockdown di tutte le attività per gestire al meglio una situazione non conosciuta e da molti temuta. Successivamente ho partecipato all’avviso pubblico per il primo incarico del 15 maggio, poi rinnovato al 31 luglio per coprire la prima proroga dello stato di emergenza sanitaria a livello nazionale. All’epoca del primo incarico, le linee guida ministeriali e regionali fornivano soltanto direttive generali di comportamento. Il mio ruolo è stato quello di effettuare un’analisi dei rischi sanitari per ogni luogo e attività che l’amministrazione voleva riaprire adattando le indicazioni generali al contesto trapanese e formulando note dettagliate di comportamento della cittadinanza per la fruizione in sicurezza di spazi e aree pubbliche (ville comunali, campo CONI, mercato del contadino, etc.). Nelle settimane successive sono state emanate le puntuali linee guida della conferenza delle Regioni e adesso anche per le scuole disponiamo di precise indicazioni ministeriali sui comportamenti da adottare per prevenire il contagio.
Colgo l’occasione per ricordare a tutti che la modalità di diffusione del virus non è cambiata
dall’inizio dell’epidemia, così come non è cambiata la sua virulenza. Sono quindi sempre e soltanto tre le norme di prevenzione del contagio dell’infezione da Coronavirus responsabile del COVID19, cioè: 1) il distanziamento fisico (di almeno un metro); 2) l’uso della mascherina chirurgica o ‘di comunità’ (laddove non fosse possibile o risultasse difficile il distanziamento fisico) e; 3) il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone o con gel idroalcolico. Se tutti rispettiamo queste norme di base si può interrompere la trasmissione del virus. Questo è il punto. Anche nel “momento di pausa” dall’incarico (come correttamente è indicato nell’articolo di Social TP) ho continuato, con cadenza regolare e a titolo gratuito, a fornire all’amministrazione un aggiornamento sulla situazione epidemiologica nazionale, regionale e locale, fornendo anche un’interpretazione dei dati e formulando raccomandazioni sul rispetto delle tre norme di prevenzione. Ad alcuni sembrerà paradossale il non accettare un incarico proprio adesso che il numero dei soggetti positivi aumenta, però considerando che luoghi e attività sono già normate da linee guida ormai resta soltanto di assicurarsi che le tre norme di prevenzione vengano rispettate. Il mio intervento in questo momento sarebbe ridondante.