Una storia, una denuncia civile. Un appello a difendere una terra, ricca, ma prigioniera. Una storia in due capitoli. Il primo, “La Partita Truccata”. Andrea Bulgarella è stato, suo malgrado, chiamato a giocarla quella partita che altri hanno tentato di truccare. Mafia, collusioni con Cosa Nostra, lo schema di un avversario, forte, potente, perché è sceso in campo con il volto delle istituzioni. Un’inchiesta che – e non poteva essere altrimenti – che ha fatto scalpore, che ha sbattuto il “mostro” di turno in prima pagina, come si diceva una volta. Bulgarella a gridare la sua innocenza e tanti, quasi tutti, a girarsi dall’altra parte. Poi, il secondo capitolo, “Finale di Partita”, perché l’imprenditore trapanese è riuscito a dimostrare la sua estraneità alle accuse che gli venivano addebitate. E’ riuscito – o meglio, chi l’accusava ha dovuto prenderne atto – a rimanere in piedi, con fatica, con sofferenza. Ma ce l’ha fatta. Alla sua maniera. Anche alzando la voce. “Non lo faccio per scortesia o per maleducazione”, ha detto ieri nella conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Platamone per presentare il secondo capitolo della sua storia. “Alzo la voce – ha aggiunto – perché m’indigno, per quello che mi è accaduto ma soprattutto perché vedo il mio territorio deriso, colpito, ma silente, inerme”. Il suo nome, nella partita truccata, affiancato a quello di Matteo Messina Denaro: “Ma chi lo conosce? Chi l’ha mai visto? Chi è? Io i mafiosi li ho sempre combattuti nella mia vita”. I due capitoli della sua vita sono testimoniati da altrettanti libri, forse è più giusto considerarle testimonianze scritte, che ha condiviso con il giornalista Giacomo Di Girolamo che un’idea della vicenda Bulgarella se l’è fatta: “Un imprenditore importante. Colpirlo poteva costruire una carriera, dare notorietà, finire sulle prime pagine dei giornali”. Bulgarella ha sottolineato che “Finale di Partita” è la conclusione di una riflessione e di una testimonianza che consegna alla sua terra, al dibattito nazionale sul sistema Italia. Ma a leggere la sua ultima fatica di finale c’è poco. La partita continua perché è lo stesso imprenditore a rimanere in campo, sollecitando la stampa ad essere più incisiva, più concreta, chiedendo alla sua città di rialzarsi, di non farsi mortificare: “Quando si parla di un imprenditore del Sud, si parla di mafia. Quando si parla di un imprenditore del Nord cambia tutto. Eppure io non ho mai visto un imprenditore del Nord che ha investito nel Sud i suoi soldi. Io a Pisa ho portato l’eccellenza delle maestranze trapanesi e siciliane non la mafia. Siamo stati i più bravi e non perché lo diciamo noi, ma perché è stato riconosciuto dagli altri. Noi siamo questi e dobbiamo tornare ad essere questi. Trapani, cent’anni fa, era una città ricca, tra le più ricche d’Europa. Ed invece ora siamo stati derubati da chi è venuto da fuori ed ha soltanto fatto i suoi interessi. Non ce l’ho con il Nord. Chiedo alla nostra terra di farsi rispettare. di alzare la testa. Si sono presi le nostre banche in una notte”. Sarà anche il finale di partita ma Bulgarella, alla fine, con le sue sollecitazioni, continua a sperare nei minuti di recupero, per vincerla la partita, assieme al suo territorio.
BULGARELLA ED IL “FINALE DI PARTITA”, DI UNA PARTITA CHE NON E’ FINITA
15 Settembre 2020
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