Il 4 settembre – prima data utile per presentare liste e candidature è sempre più vicino – e la Lega rimane ancora da sola a Marsala. Prova a sparare a palle incatenate sul candidato sindaco Massimo Grillo, ma il suo vero obiettivo – non dichiarato, o solo in parte – è il resto del centrodestra che sta con l’ex parlamentare nazionale e finora non è andato oltre qualche dichiarazione per “imbarcare” anche la Lega. Proposta che Grillo ha sempre respinto. Non certo con un veto ma lanciando la palla dall’altra parte del campo: sarebbero i leghisti ad avere fatto scelte diverse. Ed è una rappresentazione della realtà che non piace ai salviniani che schierano in prima linea il loro vertice siciliano. Sono in quattro ad attaccare a testa bassa: il segretario regionale Stefano Candiani (nella foto), il suo vice Francesco Di Giorgio, il vicecapogruppo alla Camera Alessandro Pagano e la responsabile enti locali Sicilia occidentale Maricò Hopps. Si tratta di un ultimo appello perché il tempo stringe. Il no a Grillo è certificato da tempo. Il candidato sindaco viene considerato “inaffidabile e spregiudicato”, perché “racconta bugie” sulla Lega. In particolare quello che non va giù ai quattro è che Grillo liquida la vertenza Lega affermando che “ha voluto seguire un suo progetto personale”. Per i quattro leghisti non è così. E ritengono di avere le prove: “Più volte, alla presenza di decine di testimoni, ha affermato di non volere la Lega, al fine di continuare a fare le sue politiche migratorie che, guarda caso, sono quelle che stanno affossando l’Italia, la Sicilia ed ormai, da qualche anno, anche Marsala. Nei fatti, Grillo, sperava che la Lega fosse un partito trasformista e camaleontico a caccia di qualche posto di potere. Ma Grillo è stato sfortunato perché noi siamo un partito dalla forte connotazione identitaria e valoriale”. I quattro dirigenti leghisti, dopo avere gonfiato il petto, con la loro politica sull’immigrazione, alternativa a quel che sta facendo il governo giallo-rosso e alle stesse linee guida di Grillo, torna sul fronte cittadino: “A Marsala, c’è chi cerca di nascondere l’ambiguità dei progetti personali e anche cose opache, per non dire peggio, mortificando gli ideali, i valori e i buoni principi che caratterizzano la Politica del centrodestra, quella con la p maiuscola, accordandosi sottobanco con quella sinistra torbida che si nasconde dietro un civismo di facciata che nulla ha a che vedere con il bene della propria città”. Da qui l’appello ad uno dei partiti del centrodestra: “Noi all’ambiguità diciamo no. E facciamo un richiamo agli amici di Fratelli d’Italia perché evitino di cadere nei tranelli di chi è portatore di interessi e logiche che nulla hanno in comune col centrodestra ma che perseguono solo la bramosia del potere”. Fin qui la Lega. La linea dura dei leghisti porta però dritta alla coalizione, ai suoi alleati. Se Grillo è inaffidabile e spregiudicato, Diventerà Bellissima, movimento del Presidente della Regione Nello Musumeci, Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia hanno deciso – e finora non sembrano esserci particolari ripensamenti – di sostenere un candidato sindaco inaffidabile e spregiudicato. Se un punto di non ritorno nello scontro con Grillo sono le idee alternative sulla vertenza migranti e la Lega si presenta e si propone come espressione autentica del centrodestra, gli altri partiti, almeno a Marsala, stanno tradendo i valori della coalizione. C’è anche da aggiungere che in questi mesi, nelle ultime settimane, la Lega ha proposto alle altre forze della coalizione di trovare un altro candidato a sindaco per mettere il sigillo sull’alleanza e non ha mai ricevuto aperture su questo punto. E’ dunque, oggettivamente, sia nella ragione o nel torto – si tratta di valutazioni politiche -, assolutamente isolata nel confronto elettorale che riguarda la quinta città della Sicilia. Se le cose rimarranno così i leghisti potranno seguire tre strade. O la resa a Grillo, che comunque non ha alcuna intenzione di stringere un’intesa, o il via libera ad una candidatura a sindaco autonoma, di bandiera, sperando di disarticolare un pezzo della coalizione di centrodestra che sta dalla parte di Grillo, oppure c’è la scelta di saltare un turno, di non partecipare al voto con il simbolo della Lega. Sarebbe, quest’ultima, una sconfitta prima della “gara”.