STORIE DI PARTITI…TRAPANESI. L’UDC, TURANO, LO CURTO, BONGIOVANNI E PANTA REI

17 Agosto 2020

Essere democristiani non è soltanto una scelta politica che nasce da un progetto culturale. E’ infatti prima di tutto una scelta di vita. Che porta a seguire sempre e comunque la via del dialogo. Anche quando è tattica. Anche quando non ci sono margini per il confronto e c’è la consapevolezza che non potrà che essere così perchè le distanze sono incolmabili. E’ una scelta di vita ma pure un’arte. L’Udc trapanese ne è una conferma sul campo. E’ un partito, con le sue gerarchie ma ha una struttura leggera, quasi da movimento. Più che dirigenti ci sono punti di riferimento. Ci sono designati a svolgere le funzioni politiche. Il partito trapanese è due partiti in uno. Ma non c’è scontro. C’è il partito dell’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano. E c’è il partito dell’onorevole Eleonora Lo Curto. Non c’è una “reciproca sopportazione”. I due hanno deciso di volteggiare sugli elementi di divisione. Smussandone gli angoli quando si sono manifestati m senza pensare ad una rivincita prossima ventura. La parola “vendetta”, in politica utilizzata spesso, in diverse forme, non alberga tra l’assessore e l’onorevole. Scatta la formula consolidata e confermata della “indifferenza”, quando c’è il rischio di rottura. Se essere democristiani è uno stile di vita non può che avere un riscontro filosofico. E qui c’è eccome! Panta rei, per Turano e Lo Curto. Il primo, democristiano nel midollo, l’onorevole, democristiana acquisita. Spesso, quest’ultima dimentica di esserlo, ma è finora riuscita a non superare i limiti consentiti. Turano ha i piedi ben piantati nel governo regionale ed anche un eventuale rimpasto di giunta gli consegnerebbe un “paracadute”. E’ più che mai evidente che per l’assessore c’è una meta da raggiungere, se possibile, il Parlamento nazionale. L’onorevole non ha dimenticato le dinamiche elettorali che l’hanno riportata all’Ars nel 2017 e sa dunque che una riconferma non è per nulla scontata e che costruita sul campo. Ed è quello che sta facendo da tempo. Non ci sono “litiganti”, ma c’è comunque un terzo “soggetto”. E’ di garanzia perché le regole di partito ce l’ha nel sangue. E’ di garanzia perché storicamente ha dimostrato di mettere in primo piano ed al primo posto il partito. Ma è pur vero che non fa da bilanciere, perché la bilancia finirebbe per pendere dalla parte di Turano. Si tratta di Fabio Bongiovanni: assessore al Bilancio al Comune di Trapani e segretario provinciale del partito. Capacità di mediazione, espressione più alta del compromesso. E’ uno dei pochi che riesce a produrre politica nella giunta del sindaco Giacomo Tranchida. E’ uno dei pochi che non si affida allo scontro e quando è costretto a frequentarlo non perde mai di vista la bussola della buona educazione. E non soltanto politica. Anche lui democristiano doc. Non potrebbe essere altrimenti. E l’ha dimostrato, ancora una volta, nelle ultime settimane, con il caso Misiliscemi. Una vertenza, quella aperta nell’Udc, che avrebbe stroncato qualsiasi partito, pure il più attrezzato. L’onorevole Lo Curto schierata a favore del nuovo Comune. Ma non soltanto con le dichiarazioni: Con i fatti, con le scelte, con la forza parlamentare che ha messo in campo. Con il disegno di legge che sarà la prima cosa di cui si occuperà l’Ars. Un sì convinto, che ha cercato e cerca consensi in Aula per diventare realtà. Un partito, l’Udc, il suo partito, che storicamente è stato sempre dall’altra parte della barricata. Bongiovanni che è stato ed è contrario, così come l’amministrazione. Con un quadro politico di tal fatta, sarebbe imploso tutto da qualche altra parte. Ed invece Panta rei. L’Udc è così. I suoi dirigenti sono e saranno così. Ed è così e sono così in tutti i Comuni. Quel che conta è il partito, che può anche cambiare – l’ha fatto negli anni, con nuovi simboli, con nomi nuovi – perché sa rimanere se stesso. Nell’Udc non è il partito che si adegua ai suoi dirigenti, sono i suoi dirigenti che si adeguano al partito.

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