AL MUSEO ANSELMI C’E’ POSTO? UN’ALTRA NAVE ONERARIA RITROVATA A MARAUSA

15 Luglio 2020

Un’altra nave oneraria. Ancora nel mare di Marausa. Così come nel 1999. Quest’ultima è stata rinvenuta dalla Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Capitaneria di Porto, dopo la segnalazione di Francesco Brascia, dipendente del Ministero al 37eismo Stormo di Birgi. Nel 1999 il ritrovamento è stato ad opera dei sub Di Bono. Una nota dell’assessorato regionale ai Beni Culturali ha fatto il punto sul ritrovamento: “L’immersione  si è svolta a circa 60 metri dalla costa, dove è risultata subito visibile una porzione di circa dieci metri di un relitto sostenuto da un costone di sabbia, posizionato parallelamente alla costa. Proprio tra la sabbia sono stati individuati innumerevoli frammenti di anfore”. Ed ancora: “La Soprintendenza del Mare ha già prelevato tre reperti per le necessarie indagini diagnostiche: di questi uno presenta sull’orlo un’iscrizione, l’altro sotto il collo porta incise due lettere A e F e il terzo è una porzione di anfora contrassegnata da un’incisione che ricorda una torre. Il gruppo operativo ha effettuato la geo-referenziazione con il sistema GPS e realizzato la necessaria documentazione video-fotografica. È stata già segnalata alla Capitaneria di Porto la necessità di interdire l’area che verrà delimitata dalla Soprintendenza del Mare a seguito di ulteriori indagini, al fine di mettere un vincolo”. Per la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni “I reperti prelevati dalla nave di Marausa, orli di anfora africana, sono attestabili alla tarda età imperiale. Proseguiremo adesso le ricerche di questo relitto di cui si vede parte del fasciame e alcune ordinate, oltre numerosi frammenti di anfora. Le anfore venivano utilizzate per il trasporto di derrate alimentari; ciò confermerebbe la presenza di un emporium, come aveva già ipotizzato Sebastiano Tusa al momento della scoperta del primo relitto di Marausa, recuperato a 500 metri di distanza ed oggi esposto al Baglio Anselmi di Marsala”. L’assessore regionale Alberto Samonà non ha dubbi: “Marausa si conferma un importante luogo di approdo, proprio come ipotizzato da Sebastiano Tusa. Questo secondo rinvenimento, che rafforza la teoria dell’esistenza nell’area di un emporium, conferma l’interesse dell’assessorato ad approfondire le indagini su uno specchio d’acqua che ci ha già restituito una delle più interessanti navi onerarie romane di età tardo antica che è stata recuperata, restaurata e musealizzata secondo una modalità che ha trovato in Sebastiano Tusa un fermo sostenitore”. La prima nave oneraria è stata anche coinvolta in polemiche politiche mai sopite. Ritrovata in territorio trapanese ma trasferita, per una serie di necessità e per la mancanza di un sito idoneo nel capoluogo, e posta nel Museo regionale di Marsala. Con i tempi che corrono. C’è, da Marsala, chi, di fronte alla nascita del Comune di Misiliscemi (scissione trapanese), che attende però ancora il voto dell’Assemblea regionale siciliana, ha posto il problema di affidare a Marsala la responsabilità di capoluogo di provincia. Facile immagire cosa si può scatenare se ci sarà il problema di musealizzare anche questa seconda nave oneraria.  

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