Il Comitato per il No alla costituzione del nuovo Comune di Misiliscemi si fa sentire e chiede di essere ascoltato dal Presidente della Regione Nello Musumeci e dal Presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. Il dissenso rimane netto anche dopo il via libera al disegno di legge da parte della Commissione Affari Istituzionali. Per il presidente del Comitato Maurizio Miceli si tratta di “un parere obbligatorio ma non vincolante; l’ultima parola spetta all’Aula che avrà facoltà di approvare o bocciare la nascita del nuovo Comune”. Miceli sottolinea: “Più volte ci siamo espressi sulle gravi ragioni per cui l’istituzione di Misiliscemi determinerebbe un danno forse irreparabile al territorio trapanese, frazioni comprese; un ulteriore, decisivo passo verso il baratro nella cui direzione la città si è incamminata negli ultimi anni. E’ di tutta evidenza, infatti, come lo smembramento del territorio comunale determinerebbe significative diseconomie di scala; un deciso peggioramento della governance urbana; l’impossibilità di accedere a finanziamenti pubblici nazionali ed europei destinati a comunità con popolazione non inferiore alle 100.000 unità; il concreto pericolo di un ridimensionamento dei presidi delle istituzioni nazionali sul territorio cittadino; il peggioramento dell’offerta sanitaria; la perdita del primato provinciale a vantaggio della città di Marsala”. Miceli pensa anche a chi finirebbe per fare parte del nuovo Comune: “Anche le frazioni che vorrebbero costituirsi in comune autonomo avrebbero solo da perdere da questa separazione. L’evidente inadeguatezza di un Comune di così ridotte dimensioni a fronteggiare le più elementari esigenze di cassa spazzerebbe via tutte le pur belle illusioni propagandate dei promotori dell’iniziativa”. Da qui un allarme che il presidente del Comitato del No porta indica alle istituzioni regionali: “Non credano che la portata di questo evento non costituirebbe un fatto significativo per tutta la Sicilia: si tratterebbe, infatti, di un pericoloso precedente sulla strada della disgregazione dell’organizzazione amministrativa territoriale che riproporrebbe su scala più vasta i medesimi problemi finanziari e politici che rischia di patire la città di Trapani, peraltro in un periodo di grandi difficoltà per la finanza pubblica e per l’economia”. Miceli alla divisione territoriale risponde rinnovando il progetto alternativo delle aggregazioni e delle fusioni tra Comuni: “Tutt’altra dovrebbe essere la via da percorrere. Alla luce delle considerazioni che precedono sarebbe infatti opportuno e anzi essenziale procedere in direzione opposta, verso cioè l’aggregazione degli enti territoriali viciniori, che sola potrebbe garantire il raggiungimento di un livello ottimale di razionalizzazione della organizzazione amministrativa siciliana, tale da consentire alla Regione di porsi su un piano di parità nel rapporto con gli enti parigrado del resto del Paese”. Ed ancora: “In un momento storico in cui l’aggregazione fra Comuni porta solo vantaggi, in ragione della premialità fiscale che lo Stato accorda ai Comuni che si uniscono, dei vantaggi strutturali di ordine finanziario, di quelli relativi alla semplificazione delle procedure burocratiche e dei molti altri che non è possibile citare, ci si chiede per quale motivo si intenda perseguire la strada opposta, profondamente anacronistica. C’è forse qualche interesse legato all’aumento delle poltrone disponibili?”. Scontato l’appello all’Ars chiamata a bocciare il disegno di legge quando farà capolino in Aula. Miceli potrà dare il suo contributo anche da dirigente provinciale di Fratelli d’Italia. Il suo partito è rappresentato nel Parlamento regionale e potrà far contare e pesare i suoi voti.
MISILISCEMI, IL COMITATO PER IL NO: “VOGLIAMO PARLARE CON MUSUMECI E MICCICHE'”
8 Luglio 2020
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