TRANCHIDA, “DRITTO”, TRANCHIDA “ROVESCIO” ED IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE

6 Giugno 2020

Ma è proprio così difficile provare a guardare oltre l’apparenza che si presenta come sostanza? Non è una domanda sibillina. Vado subito al sodo. Prima una premessa, però. La mia non è una difesa – non ne ha bisogno – del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, che nella vicenda, come dire, “Del Debbio”, o meglio, “Dritto e Rovescio”, ha sbagliato. Ha sbagliato – come hanno fatto, fanno e faranno tanti altri-, ad accettare l’invito, cadendo nella trappola della propaganda che trasmissioni del genere hanno messo in atto non da oggi – la Tv continua ad essere una cosa seria nel sistema delle dinamiche mediatiche – ma da quando è nato il Governo Conte bis. L’obiettivo – si chiama linea editoriale e non c’è nulla di male che sia così, ma l’importante è saperlo – è di screditare in ogni modo l’esecutivo attuale, di farne emergere le difficoltà e di creare nel Paese un clima di divisione e di sfiducia. Ed è una manovra sopraffina, perché è una delle poche operazioni politiche degne di questo nome in una fase di non politica. Una manovra all’antica, direi. Le Tv colpiscono duro – le tre Tv, con gradazioni e toni diversi, perché sono sempre e comunque televisioni commerciali ed oltre delle questioni politiche devono occuparsi anche di quelle economiche e non possono dunque perdere un solo spettatore, che è anche consumatore – ed il Cavaliere fa lo statista. Fa l’oppositore moderato che lancia messaggi distensivi a Conte. Fa il politico lungimirante che tiene a distanza gli alleati oltranzisti e populisti per differenziarsi. Può farlo perché gli elettori dei suoi pseudo alleati li tiene in pugno con la strategia mediatica. Quel che esce fuori dalle sue Tv è quel che gli elettori leghisti vogliono sentirsi dire ed quel che vogliono ascoltare. Vale anche per gli altri elettori di centrodestra che non si nutrono soltanto di Del Debbio, ma anche di Porro e di Giordano. Ed allora la vertenza virus s’inserisce nella strategia. Il caso non è Sud contro Nord. Anzi, il caso è questo. La strategia è un’altra. Oggi è utile questa, con la propaganda sul turismo. Con il tentativo di aizzare un razzismo al contrario – una sorta di anti-storia, che poi tale non è, perché se è vero che siamo stati additati nel tempo come terroni, è pure vero che, a modo nostro, senza eccessi, abbiamo maturato l’idea profonda che dall’altro lato ci sono i polentoni – ma come capitolo di un progetto più ampio, quello di dimostrare che in Italia non funziona nulla, che ci sono tensioni sociali e che comunque è tutta colpa di Conte, che di suo ci sta già mettendo tanto. Trapani prima città senza virus – almeno così dicono i dati. Trapani, città del profondo Sud. Trapani con un sindaco che appare nel servizio dicendo “ho chiuso tutto”, e poi con le sue teorie sugli ingressi in città, anche in questo caso con dichiarazioni chiaramente tagliate, anche sono reali, concrete, visibili, e stanno incendiando il dibattito sui social, sono soltanto strumenti. Sono “oggetti” da maneggiare con cura per colpire ma non Trapani ed i trapanesi, che statene certi, non sono certo nei pensieri di chi ha messo in campo quest’abile strategia, ma pezzi di un puzzle che deve essere costruito. La politica si fa anche così. Basta esserne consapevoli. E’ infatti in corso una sfida storica. Se Conte e l’attuale maggioranza riusciranno ad uscire indenni dalla pandemia economica, governeranno per i prossimi 20 anni. C’è di più il centrodestra che si dice unitario e più diviso che mai. E soprattutto Forza Italia rischia di rimanere nel guado. Poco appetibile per consolidare il quadro di maggioranza, con il sospetto del tradimento all’interno del suo schieramento. Ma è chiaro che i forzisti non intendono stare in una coalizione dove a decidere siano Meloni e Salvini e loro ad eseguire gli ordini. Berlusconi sta dunque con un piede a destra ed uno al centro, perché quello al centro gli consente di dialogare con chi governa. Ma un equilibrio politico non si sposta dall’oggi al domani e soprattutto non si fa soltanto a Palazzo. Per accreditarsi nei confronti di chi non ti ha ancora dato l’accredito e per non rompere con chi rimane comunque un alleato è necessario seguire un vecchio detto: un colpo alla botte ed uno al cerchio. Scegliete voi chi è la botte e chi è il cerchio. Perché ci sono troppe variabili indipendenti e non ci sono le condizioni per capire dove si andrà a parare politicamente ed economicamente. Ed allora Tranchida può essere criticato soltanto per scarsa conoscenza. Avrebbe potuto dire no all’intervista? No. Avrebbe invece potuto pensare alla strategia che c’era sotto – ma doveva averne contezza – e rispondere in modo diverso. Compito non facile. Basta intendersi sulle cose. Basta comprendere che si tratta di trasmissioni – legittime ed anche fatte bene nel loro genere – che hanno un punto di partenza ed uno d’arrivo, che deve lasciare allo spettatore un messaggio. Chi viene chiamato a parteciparvi non è un protagonista e non avrà un ruolo da protagonista ma è e sarà soltanto una pedina. Trapani ed i trapanesi, il sindaco e compagnia cantante sono stati utili alla causa. La loro causa.

Vito Manca

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