TERREMOTO SANITA’, ARRESTATO ANCHE IL DIRETTORE DELL’ASP DI TRAPANI DAMIANI

21 Maggio 2020

Un pugno nello stomaco alla sanità siciliana. Assestato con dovizia di particolari: intercettazioni, pedinamenti, un’indagine accurata e portata avanti nei minimi particolari e che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’attuale direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani. Le accuse nei confronti del manager palermitano non riguardano la sua esperienza trapanese ma quella a capo della Centrale Unica di Committenza. Lo strumento operativo dove passano gli appalti per la sanità. Quella scoperta dalla Procura di Palermo e dalla Guardia di Finanza è una storia di tangenti. Il manager, i manager, perché è finito ai domiciliari anche l’attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Coronavirus Antonio Candela, i faccendieri e gli imprenditori che pagavano le mazzette per ottenere gli appalti. Nel “sistema”, com’era prevedibile, anche la politica. L’inchiesta si è concentrata su un giro di mazzette per quattro gare. In tutto 600 milioni di euro per servizi e forniture. I due faccendieri di riferimento dei manager sotto tiro sono Salvatore Manganaro (per Damiani) e Giuseppe Taibbi (per Candela), quest’ultimo ai domiciliari come il suo punto di riferimento. Domiciliari anche per gli imprenditori Francesco Zanzi (Roma), Roberto Satta (Cagliari), Angelo Montisanti (Palermo), Crescenzo De Stasio (Napoli), Ivan Turola (Milano), Salvatore Navarra (Caltanissetta). Nell’operazione della Guardia di Finanza sono finiti anche Giovanni Tranquillo (Catania) e Giuseppe Di Martino (Polizzi Generosa), che hanno l’obbligo temporaneo di non esercitare l’attività professionale. Sono state sequestrate 7 società e disponibilità finanziarie per 160 mila euro, corrispettivo delle tangenti che sarebbero state pagate come una sorta di acconto su un totale concordato di un milione ed 800 mila euro. I reati contestati, a vario titolo, vanno dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, all’induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e turbata libertà degli incanti.

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