FAVA APRE IL NODO GIUSTIZIA RICORDANDO BARTOLO PELLEGRINO

15 Agosto 2019

La sua città, Trapani, non ha avuto tempo e modo per ricordare e commemorare Bartolo Pellegrino, morto lo scorso 28 luglio. Tempo e modo che ha trovato invece l’Assemblea regionale siciliana che, nella sua ultima seduta, quella del 31 luglio, prima della pausa estiva, ha voluto – su sollecitazione del presidente Gianfranco Miccichè – rendere omaggio ad un ex parlamentare e uomo di governo che ha scritto pagine importanti della storia politica della Sicilia. Di svolta l’intervento del presidente della Commissione Antimafia regionale Claudio Fava che ha aperto un nuovo confronto sul tema giustizia che non potrà fermarsi soltanto al ricordo di Pellegrino.

Uno stralcio dell’intervento di Claudio Fava

“Penso che oggi verrà ricordata la passione di questa persona, passione che aveva indirizzi, obiettivi, percorsi diversi dai nostri, ma una passione che qui veniva esercitata assumendosi anche la responsabilità di prendere in faccia il vento. Vorrei, però, ricordare un’altra cosa accaduta, signor Presidente, che ci interroga tutti come siciliani – lo dico da avversario politico dell’onorevole Pellegrino – tre sentenze che lo assolvono e due anni di reclusione. Lo dico perché questo è un punto dolente che non riguarda soltanto la vicenda umana dell’onorevole Pellegrino, ma riguarda il modo in cui spesso abbiamo delegato la funzione, le responsabilità del dibattito politico alle sedi giudiziarie. Lo dico dicendo cose diverse da quelle che avrei detto trent’anni fa. Trent’anni fa pensavo – sbagliando – che ogni atto giudiziario fosse la mano di Dio, un atto divino che andava considerato e assunto come tale. Era una scelta semplice perché portava a facile gloria a chi voleva sentirsi dire questo, ma che ti toglieva da ogni responsabilità perché poi il giudizio di Dio era rimesso nelle mani dei magistrati. Continuando a ricordare perfettamente ciò che sul piano politico mi ha diviso da quell’uomo, credo che questa comunità debba farsi carico anche di quante volte abbiamo delegato alla funzione giudiziaria il compito di esercitare la discussione e il dibattito politico, sbagliando, e come resti un vulnus per tutti, per tutti, il fatto che qualcuno possa essere assolto in tre gradi di giudizio ed essersi fatto due anni di carcerazione preventiva. Questo non riguarda l’onorevole Pellegrino, riguarda i limiti profondi di questa società e riguarda, forse, anche, una funzione salvifica che noi abbiamo troppo spesso attribuito alla giustizia, togliendoci quella responsabilità che, invece, come classe dirigente politica, dovremmo sapere interpretare fino in fondo”.

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