Spesso abbiamo sentito parlare ed in qualche caso ci siamo anche interrogati – commentando un fatto di cronaca – sul voto pulito o sporco. Su quello inquinato, oppure d’interesse. Ma anche sul voto libero e d’opinione. Su quello, cosiddetto di “pancia”, di protesta, di cambiamento ma e di conservazione. Tutte categorie note, conosciute. A volte controverse, altre dibattute nella forma e nella sostanza. Ma a Trapani c’è una eccezione. O meglio una particolarità. Meglio, un’eccezionalità. Qui abbiamo il voto a scadenza, come i prodotti che compriamo al supermercato. E’ un voto che è utile, buono da utilizzare quando c’è una campagna elettorale da affrontare, quando è necessario rivolgersi a punti di riferimento certi. Non è un voto di grande quantità, se la gioca, con altri, sulla qualità, ma a differenza di ciò che si muove sul mercato politico, è un voto affidabile, che porta un valore aggiunto quando si affianca ad un progetto politico ed è anche espressione di una parte della società trapanese che dà garanzie di moderazione e di buonsenso. Si tratta del voto dell’Udc dell’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano e dei suoi amici, Fabio Bongiovanni, Peppe Carpinteri… E’ un voto che però ha una scadenza. Qualcuno vorrebbe farlo andare a male, denuncia il rischio che si sia inacidito, con il passare del tempo. Non è la prima volta che accade. E nella maggioranza del sindaco Tranchida c’è chi ha voluto ribadire, in queste ore, ore di nomina di Fabio Bongiovanni in giunta, l’avvertenza della scadenza. Voto vecchio, voto di una politica che va definitivamente archiviata. Ma soltanto ora perchè quel voto sta trovando una sua dimensione nel gioco della democrazia, che porta con sé principi inalienabili – ma spesso calpestati – come quelli della rappresentanza, di una gestione chiara di una quota di potere che è stata legittimata dalla volontà popolare. Però, c’è sempre un però nella vita e soprattutto nella politica che va a scuola d’ipocrisia, d’un tratto, come se nulla fosse il voto alla lista di Turano, Bongiovanni, Carpinteri e altri diventa un ingombro. Quasi un passo falso. Eppure è lo stesso voto che è stato utile, in quota parte, per l’affermazione di un progetto politico, quello di Tranchida, in questo caso. Eppure sono le stesse persone che hanno trattato con chi ora s’è scoperto di bocca buona e parla di ritorno del “vecchio”. Fa bene Tranchida ad andare avanti ed a fregarsene di chi magari pensava di condizionarlo, di porre un veto su una presunta rappresentanza di nuovo che nessuno gli ha mai attribuito. Ma è pure vero che il voto a scadenza è un’ulteriore prova della debolezza del sistema politico che, piccona oggi e piccona domani, rischia di crollare portandosi con sé la democrazia e lasciandoci soltanto tanta ignoranza ed un concentrato di supponenza.
V.M.