Dopo una nuova riunione del Comitato tecnico per salvare Birgi – alla presenza di tutta la deputazione trapanese, a tutti i livello, dal regionale all’europeo passando per il nazionale – è stato possibile registrato un altro nulla di fatto. Non c’è una strategia per il rilancio dell’aeroporto trapanese. E’ questo il dato che emerge dalle stesse dichiarazioni dei protagonisti del vertice che si è tenuto a Palermo lo scorso primo luglio. Si parla di tutto e di più: “Trattativa diretta con una o più compagnie, l’istituzione di un Fondo nazionale per gli scali minori, il ricorso a un prestito con l’Irfis, la cessione di un ramo d’azienda, una società unica regionale”, si legge nella nota della Regione che ha messo in campo tutte le possibili opzioni in discussione. Il dato reale dice che Birgi è sottoutilizzato, che ci sono pochi voli, che servirà un’altra ricapitalizzazione quando il bilancio di esercizio 2017 verrà ufficializzato e pubblicizzato, che i bandi per utilizzare le risorse della Regione sono andati finora a vuoto. Altro dato reale – uno dei pochi punti fermi dell’ultima riunione del Comitato – il netto dissenso di Palermo e Catania alla fusione con Birgi. Per maggiore chiarezza: senza una svolta reale, presto il vertice di Airgest sarà costretto a portare i libri in tribunale per dichiarare il fallimento della società. Una condizione drammatica che viene accompagnata dalle polemiche politiche. Il sindaco Giacomo Tranchida è tornato a colpire duro contro il Presidente della Regione Nello Musumeci che, a suo dire, avrebbe finora fatto poco o nulla per salvare Birgi. Il sottosegretario del Movimento Cinque Stelle Vincenzo Maurizio Santangelo si è invece dichiarato soddisfatto per l’apertura di Musumeci alla collaborazione con il governo nazionale. Lo schema grillino è conosciuto: piano di risanamento di Airgest da presentare all’Autortà di regolazione dei Trasporti e successiva ricapitalizzazione della società che non può essere più considerata una partecipata da dismettere, così come aveva deciso il governo Crocetta quando ha acquistato le quote dell’ex Provincia regionale. L’acquisto è stato infatti condizionato alla successiva vendita per avviare la privatizzazione dello scalo. I grillini chiedono a Musumeci di cancellare le scelte di Crocetta indicando Birgi come partecipata che svolge un servizio d’interesse generale e soprattutto strategico. Nel corso dell’incontro Musumeci ha anticipato il finanziamento di un piano di promozione turistica per la provincia di Trapani. Un altro piano che va nella stessa direzione è stato sottoscritto da 11 Comuni del territorio, si tratta di una sorta di “reduci” degli accordi di co-marketing che venivano firmati con Ryanair. Accordi che, fino a questo momento, continuano ad essere l’unica soluzione che ha determinato lo sviluppo di Birgi. Accordi che sono stati affossati dalle disquisizioni giuridiche dell’ex commissario del Comune di Trapani Francesco Messineo – con il risultato che il co-marketing non si può fare solo a Trapani – e dal ricorso al Tar di Alitalia che ora per i voli per Roma e Milano sfrutta il bando con soldi pubblici per fare quello che prima faceva con rischio d’impresa.
BIRGI, LA POLITICA NON SA COSA FARE. ALLARME ROSSO PER L’AEROPORTO
4 Luglio 2019
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