TRAPANI, ASP A TRAZIONE PALERMITANA. IL TERRITORIO NON C’E’ PIU’

26 Giugno 2019

Fino a qualche anno fa sarebbero arrivati sui tavoli delle redazioni giornalistiche locali i comunicati stampa sdegnati dell’opposizione pro tempore al governo regionale e quelli più stemperati, in qualche caso imbarazzati di chi sosteneva il governo pro tempore. Comunicati che avevano come oggetto le nomine ai vertici della sanità trapanese. Un gioco delle parti. Ma comunque un segnale almeno di attenzione, magari finta. Oggi neanche questo. La sanità trapanese parla ormai una sola lingua, quella palermitana. L’ASP trapanese è egemonizzata. Le scelte del governo Musumeci e dell’assessore Razza non lasciano dubbi sulla strategia che è stata messa in campo. L’attuale direttore generale, Fabio Damiani, avvocato, è di Palermo. Ha preso il posto del castelvetranese Giovanni Bavetta che era stato nominato commissario dall’ex assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi. Damiani, di recente, ha nominato il nuovo direttore sanitario ed il nuovo direttore amministrativo. Si tratta, rispettivamente, di Gioacchino Oddo, nato a Bisacquino, e di Sergio Consagra, nato a Palermo. Il primo medico, il secondo avvocato. Tuttti e due provenienti dall’ASP di Palermo. Nella gestione Bavetta c’era stato un evidente compromesso – la pressione palermitana sulla sanità trapanese ha un tratto storico – con la nomina di Salvatore Requirez (sanitario) e la marsalese Rosanna Oliva (amministrativo). Negli anni le risorse trapanesi sono sempre state messe in un angolo e beneficiate dalle nomine di seconda fascia nell’organigramma complessivo dell’Azienda, ma in questa fase ogni tentativo di resistenza si è frantumato sul nascere. Il sigillo palermitano è inconfutabile e va oltre le nomine. Non c’è alcun dubbio che le scelte sono state fatte con criteri di efficienza e di efficacia, ma è altrettanto vero che il territorio non è stato messo nelle condizioni neanche di aprire il confronto. Ed è una condizione che si può verificare e leggere anche in altre realtà istituzionali, come quella dell’Università. Quella trapanese è sempre più legate alle logiche palermitane che, di per sé, non sono necessariamente negative ma confermano che c’è un’area territoriale, quella trapanese che non ha più alcun potere contrattuale con la Regione.

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