Dal punto di vista politico è un successo su tutti i fronti ed infatti sono in tanti che provano ad intestarsi la battaglia. Qualche tempo s’è riparlato di mattanza a Favignana, c’è stato il passaggio preliminare della “tonnara turistica”: i tonni catturati venivano rigettati in mare. Poi lo spiraglio di essere inseriti tra le tonnare fisse con quota tonno. Ora la quota tonno. Due governi nazionali impegnati, quello di Renzi e l’attuale di Conte, due governi regionali, Crocetta e Musumeci, un sindaco, Peppe Pagoto ed un’azienda, il gruppo “Castiglione”. Martedì scorso anche una riunione del Consiglio regionale della Pesca. Riunione che si è svolta a Favignana per suggellare il risultato politico. Ma come spesso capita nelle questioni dove c’è di mezzo la politica, rimangono alcuni nodi da sciogliere che vengono sintetizzati nella necessità di rendere la mattanza “economicamente sostenibile”. Ed è qui il punto. La “Castiglione” sa che perderà qualcosa nel calare le reti. Forse proprio quest’anno no, perché il sistema mattanza non è soltanto un problema di quanti tonni prendi e di quanti ne riesci a vendere. C’è il valore aggiunto dell’immagine, c’è un circuito economico parallelo che può anche interessare l’azienda. Ma è comunque chiaro che, a lungo andare, e quando la mattanza si sarà “normalizzata” dal punto di vista mediatico perchè sarà sempre un evento ma non l’evento, sarà indispensabile cominciare a fare i conti e le uscite, con molta probabilità saranno superiori alle entrate. Questa condizione d’incertezza è stata messa a fuoco dal presidente regionale di Agripesca Toni Scilla: “E’ stato davvero emozionante potere comprendere l’importanza socio-economica di tale conquista e l’importanza storica, culturale, gastronomica e turistica della cosiddetta mattanza del tonno rosso in chiave moderna e rispettosa della tutela ambientale della risorsa e del mare. Serve però completare il percorso riuscendo ad ottenere, dal Ministero delle Politiche Agricole-Dipartimento Pesca, la quantità di tonno da pescare necessaria a garantire la sostenibilità economica dell’investimento rispetto al mantenimento dei livelli occupazionali e dell’utile d’impresa”. Come dire, in prospettiva, senza modifiche alla quota tonno, non ci sarà futuro per la mattanza. I numeri, come sempre, sono ancora più concreti. Le tonnare autorizzate alla mattanza sono cinque: di queste, quattro fanno riferimento alla Sardegna ed una soltanto alla Sicilia, quella di Favignana. E’ evidente il monopolio dell’altra Isola. Monopolio che finorà è riuscita a difendere più che bene. La quota tonno indivisa per il 2019 – che fa riferimento al 2017 – è di 279,73 tonnellate. Tonno che però può essere pescato soltanto in tre tonnare: “Isola Piana”, “Capo Altano”, “Porto Paglia”. Ma c’è anche una quota tonno aggiuntiva di 84,69 tonnellate che viene messa a disposizione delle tre tonnare precedenti – che tuttavia prima devono utilizzare la quota ordinaria – e di altri due impianti, quello delle Egadi e l’altro di Cala Vinagra, anche questa in terra sarda. La sfida di “posizione” e soprattutto di “posizioni acquisite” sta dunque nelle cose. Se il Ministero non riuscirà ad allargare la maglia della quota da destinare alle tonnare fisse e se nella ripartizione successiva Favignana non avrà il suo “margine vitale”, la sostenibilità economica dell’evento detterà legge. La “Castiglione” potrà anche calare le reti sapendo tuttavia che andrà in rosso. Non è detto che in una strategia complessiva d’impresa non possa anche accollarsi il peso dell’investimento, perché un’azienda vive anche di prestigio, di specializzazioni, di marketing, come va di moda dire. Altrimenti – difficile pensare ad aiuti dello Stato anche perché può sempre esserci il codicillo dell’Unione Europea a puntare il dito accusatore – dovrà essere la Regione, in qualche modo, a farsi carico di alcune spese per consentire al gruppo “Castiglione” di calare le reti nei prossimi anni.
EGADI, LA MATTANZA, L’APPELLO DI SCILLA ED IL FUTURO DELLA TONNARA
9 Maggio 2019
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