Il vento ed il maltempo hanno messo al centro dell’agenda politica una questione aperta da tempo che non riesce a trovare una soluzione: il rilancio del bacino di carenaggio. La ristrutturazione è terminata da tempo, ma per renderlo operativo è necessario intervenire con un nuovo impianto elettrico. Il bacino è di proprietà della Regione, che l’ha rimesso in sesto ma non è ancora riuscita ad affidarlo. Il bacino, a causa del vento, si è sganciato – si tratta di una struttura galleggiante – ed ha urtato, danneggiandolo un aliscafo. Per il segretario provinciale della Cgil Filippo Cutrona non ci sono dubbi: “Al porto di Trapani l’imperizia e la lentezza della burocrazia continuano a fare danni rallentando lo sviluppo e l’occupazione”. Il sindacalista va giù pesante: “E’ scandaloso che dopo oltre un anno dalla fine dei lavori infrastrutturali del bacino non siano stati ancora avviati i lavori per la ricostruzione dell’impianto elettrico, vandalizzato negli anni di abbandono del cantiere, consentendo l’assegnazione della struttura, di proprietà della Regione siciliana. L’incidente di oggi è scaturito dall’incuria e dall’abbandono a se stesso di un bene pubblico per cui sono stati investiti e spesi milioni di euro, ma che oggi non è fonte di sviluppo e di occupazione di un settore nevralgico per l’economia del territorio”. La nota della Cgil, con le dichiarazioni di Cutrona, non si ferma all’emergenza del momento e pone la questione dal punto di vista strategico. Per il caso bacino rimane legato alla gestione dell’area demaniale dell’ex CNT. Area abbandonata dal 2011 e di proprietà del demanio statale. Anche in questo caso la politica dei ritardi ha avuto finora vita facile. “Il bando – si legge ella nota della Cgil – per l’affidamento è stato aggiudicato ad una società che ha vinto la gara d’appalto, ma si attende da mesi che il Ministero dei Trasporti sottoscriva l’atto formale per assegnare dell’area. “La vicenda del Cantiere navale di Trapani e del bacino di carenaggio – ha sottolineato Cutrona – sta diventando infinita a scapito dell’economia del territorio e dei lavoratori, maestranze altamente qualificate che da otto anni attendono la riapertura della struttura. La politica e le istituzioni dovrebbero adoperarsi per consentire la rapida ripresa e il rilancio delle attività di riparazione e di cantieristica. La realtà è, invece, quella che giorno dopo giorno il Cantiere e il bacino continuano a perdere pezzi”. Sulla gestione di bancino ed area ex CNT ci sono però due scuole di pensiero. Quella della Cgil e degli ex dipendenti del Cantiere che puntano ad accelerare i tempi per rendere operativo il bacino e all’area ex CNT seguendo le procedure che sono state definite in questi anni. Ma c’è anche chi, come l’assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano pone il problema d’individuare una gestione unica e collegata delle due strutture per evitare il rischio che il bacino galleggiante senza l’area ex CNT possa non essere appetibile dal punto di vista imprenditoriale e venga collocato da qualche altrea parte dalla Regione. Intanto il maltempo ha fatto la sua parte e non è certo positiva.
TRAPANI, SI SGANCIA IL BACINO E FINISCE SU UN ALISCAFO. CGIL: “E’ SCANDALOSO”
12 Marzo 2019
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