La soluzione: “Una rete aeroportuale siciliana che comprenda tutti gli aeroporti della Regione, Catania, Palermo, Trapani, Comiso, Lampedusa e Pantelleria, come si è fatto in Puglia, sarebbe uno strumento di sviluppo, anche turistico, formidabile e sicuramente vincente”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maurizio Vincenzo Santangelo esce allo scoperto sull’aeroporto di Birgi dopo il flop del bando per le nuove tratte. Un no secco alla privatizzazione degli scali siciliani – tuttavia prevista dal Piano nazionale di settore – ed una soluzione a totale capitale pubblico per tutti gli aeroporti dell’Isola. “Non comprendiamo – ha sottolineato – come mai a livello regionale non possano essere accorpati aeroporti visto che sono tutti in mano pubblica. Crediamo che questa debba essere la richiesta del territorio e che la politica regionale debba interpretarla nel più breve tempo possibile”. Santangelo denuncia una strategia per “svendere” Birgi – il flop del bando ne sarebbe un tassello, mentre la proposta di fusione con Palermo una sorta di specchietto per le allodole per raggiungere lo stesso obiettivo – ed attacca a testa bassa: “Altri scali, prima di Birgi, sono già finiti nelle mani dei privati, come dimostra il caso di Alghero. Peraltro, non condividiamo per Birgi strategie come quelle favorite dal governo Renzi, ad esempio la fusione Firenze-Pisa, operazione della quale si vanta pubblicamente il presidente dell’Airgest. Angius, piuttosto, dovrebbe spiegare come mai dalla lettura dei dati pubblicati sul Registro Imprese risulti ancora oggi titolare in proprio di 297 azioni di GESAP spa, dal lontano 16 luglio 2007”. Un attacco nell’attacco è quello che raggiunge il presidente di Airgest Paolo Angius, che finisce sotto tiro per un presunto conflitto d’interessi diretto – le azioni GESAP, socidetà di gestione dell’aeroporto di Palermo – di rappresentanza, come esponente dell’imprenditoria privata che ha avuto a che fare con Birgi. Il primo affondo anti-Angius è durissimo. Il sentatore grillino si chiede “come mai alla guida dell’impresa pubblica Airgest ci sia ancora il presidente Angius, il quale ha rappresentato gli interessi dei privati nelle passate gestioni?”. Il secondo affondo anti-Angius è più articolato: “Il conflitto di interessi tra strategie pubbliche e private in questo caso è evidente. Quello che è accaduto ha dell’inspiegabile ed è ignobile aver investito decine di milioni di euro su Birgi per poi eventualmente portare i profitti futuri nelle casse dei privati, i quali ovviamente sono interessati alla concessione trentennale a disposizione di Airgest”. Ancora dubbi da parte di Santangelo: “Il fatto che troppi annunci siano stati lanciati dal management Airgest e da alcuni politici, e che i tempi non siano mai stati rispettati, deve farci riflettere e dovrebbe portare a chiedere le dimissioni di tutti i soggetti coinvolti negativamente in questa vicenda”. Da qui la difesa d’ufficio degli amministratori locali: “Ci chiediamo oggi se scaricare sui Sindaci o sui burocrati le responsabilità sia stato solo uno stratagemma utilizzato per mascherare l’intento di privatizzare comunque il nostro aeroporto, trucco che sembra aver funzionato perfettamente creando lo strumento per svendere Airgest: la crisi aziendale”. Un capitolo a parte sul flop del bando: “Abbiamo atteso, in silenzioso riguardo, il completamento del rito di gara celebrato dalla CUC Trinakria Sud che di fatto sancisce il fallimento della politica degli ultimi anni sul rilancio dell’Aeroporto Birgi. Il risultato negativo di scelte sbagliate, praticate fuori dalla programmazione e da percorsi di legalità e di sana gestione finanziaria, è sotto gli occhi di tutti”.
L’aeroporto di Birgi
La società di gestione dello scalo per oltre il 99% delle azioni di proprietà della Regione; il bando per il nuovo co-marketing è stato finanziato con fondi regionali 14 milioni di euro; lo stesso bando è stato definito dagli uffici regionali in collaborazione con le amministrazioni locali che hanno aderito al nuovo piano di co-marketing; la privatizzazione degli scali siciliani con la definizione di due Poli, quello della Sicilia occidentale e quello della Sicilia orientale è definita e prevista nel Piano nazionale di settore; l’ENAC, con il suo presidente Vito Riggio, ha sempre indicato la privatizzazione degli scali come unica soluzione per “salvare” quelli più piccoli come nel caso di Birgi; la fusione tra gli aeroporti di Firenze e Pisa ha consentito di non determinare la crisi del primo ed ha finora presentato numeri che vengono presi a modello per le fusioni tra gli aeroporti; i protagonisti privati della fusione Firenze-Pisa era già all’interno del pacchetto azionario di Airgest e l’hanno abbandonato dopo avere verificato che la via della privatizzazione era sempre più difficile. Se le affermazioni del sottosegretario corrispondono al vero sarebbe dunque in atto una manovra che coinvolge Regioni, privati e politica del territorio accondiscendente per portare l’aeroporto verso una crisi irreversibile che sarebbe superato soltanto con una privatizzazione a basso costo.