C’è soltanto da attendere ma anche tanto su cui si può già riflettere. Il bando da 11.235.000 euro ha due offerte. Alitalia e Blu Air – dicono le indiscrezioni – hanno deciso di puntare sull’aeroporto di Birgi. Non c’è invece il vettore storico, Ryanair. Gli irlandesi sono stati protagonisti dello sviluppo dello scalo. Il solo fatto di non esserci introduce elementi da rimandare alla storia. E’ un dato di fatto. Bisogna prenderne atto. Si è chiusa una fase, gestita dalla Provincia regionale e dai privati nella prima fase e dalla Regione – nel frattempo i privati hanno fatto altre scelte – negli ultimi tempi, da proprietaria dello scalo con oltre il 99% delle azioni della società di gestione del “Vincenzo Florio”. Ryanair ha contribuito ad internazionalizzare il turismo trapanese. Non l’ha certo fatto gratis, tutt’altro. Con la formula del co-marketing “blindato” ha fatto il bello e cattivo tempo a Birgi. Del resto dall’altra parte c’è sempre stato un interlocutore debole: non soltanto pubblico ma anche privato. Il co-marketing “democratico”, con tanto di gara pubblica sta facendo i suoi primi passi. Ieri alle 19 è scaduto il termine per presentare le offerte. I lotti in discussione sono 25, di questi 11 nazionali e 14 internazionali. S’è occupata dalla gara la Centrale Unica di Committenza “Trinakria Sud”. C’è pure il lavoro del Comune di Marsala, nuova guida del co-marketing, e dell’Airgest. I Comuni interessati alla programmazione turistica sono Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara, Castellammare del Golfo, Custonaci, Favignana, Marsala, Paceco, Ragusa, Salemi e Valderice. Nel campo delle riflessione torna ad inserirsi prepotentemente la vertenza fusione con lo scalo di Palermo. Birgi difficilmente potrà – con o senza Ryanair – rinverdire il passato. Quella parte del passato che rimanda alla crescita dello scalo con numeri esponenziali ed un rapporto privilegiato con gli irlandesi. Da ieri è necessario scrvere una nuova storia. Nei rapporti con Palermo, cordialmene formali, ma nella sostanza inesistenti. Il Polo della Sicilia occidentale, la gestione unica dello scalo, sono gli obiettivi da raggiungere: senza il tentativo egemonico che Palermo potrebbbe mettere in atto ma anche senza la debolezza strutturale di Airgest che dovrà avere – ed ha già cominciato a farlo – i conti in ordine. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando continua a proporsi come inflessibile censore dei difetti trapanesi, ma è chiaro che alza la voce per aumentare la sua forza contrattuale. Trapani dovrà presentarsi al tavolo delle trattative non soltanto con le carte in regola ma anche con le idee chiare sul futuro di Birgi. Altrimenti saranno altri a scegliere per il territorio trapanese. Di conseguenza sarà fondamentale definire l’assetto societario che Trapani metterà in campo all’atto della frma della fusione con Palermo. Sarà ancora al 99% della Regione che ha, per natura e logistica, una visione palermo-centrica delle cose, oppure la parte pubblica locale, i Comuni, su tutti, faranno il grande salto, entrando nel capitale sociale di Airgest? In quello di Gesap, società di gestione dell’aeroporto di Birgi c’è il Comune amministrato da Orlando che può così fare la voce grossa. C’è pure l’ex Provincia regionale. Si apre dunque un nuovo capitolo della storia infinita dei Birgi. Ma è sempre più evidente che senza un disegno politico e strategico varrà poco sapere quanti lotti faranno parte del nuovo co-marketing e se nell’eventuale rinegoziazione di quelli che potrebbero essere andati deserti potrebbe tornare di moda la Ryanair. La vertenza Birgi non è più e non solo, co-marketing.
BIRGI, IL NUOVO CO-MARKETING E LA FUSIONE CON PALERMO
9 Ottobre 2018
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