TRAPANI, IL PROGETTO, LA SQUADRA E LA CANDIDATURA A SINDACO. TRANCHIDA SCOPRE LE CARTE

4 Marzo 2018

La riserva l’ha sciolta. A modo suo. Vuole portare Trapani in serie A, non quella calcistica, ma quella politica, sociale ed economica. E’ pronto a farlo da centravanti. Ma anche da uomo di squadra ed è pure disposto ad andare in panchina se comunque il risultato viene portato  casa. Giacomo Tranchida non ha atteso l’esito del voto. E’ uscito allo scoperto. Alleati ed avversari hanno ora il quadro chiaro. Non intende fare nè il battitore libero, nè l’uomo solo al comando. In tanti gli hanno chiesto e gli chiedono di candidarsi a sindaco di Trapani. Lui ha risposto , in parte, con una riflessione-domanda. Perché chiedere a lui “extracomunitario” di risollevare le sorti di una città ormai piegata su se stessa? A Tranchida non basta la fiducia dei trapanesi. Ne è lusingato e non dimentica il sostegno ottenuto al voto delle Regionali. E’ pronto a dare una mano ma per un progetto di reale cambiamento. Prima culturale e poi politico. Fuori dalle logiche di partito, che invita a mettere a disposizione idee e progetti e non posizioni di potere. “Cambia-Menti”, non è dunque soltanto uno slogan. E’ un manifesto politico. Senza una “rivoluzione” Trapani avrà poche speranze di tornare in carreggiata. L’ex sindaco sa che il suo curriculum politico – sindaco di Valderice e di Erice, consigliere provinciale, consigliere comunale ed ora presidente del consiglio – può essere strumentalizzato, presentandolo come un uomo a caccia di potere e lo mette sul campo per non esserne schiacciato. Sa che il ricorso al Tar per l’applicazione della legge Severino, che avrebbe potuto sconvolgere la geografia politica della nuova Ars – non esclude il ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa – può presentarlo come un politico alla ricerca di una poltrona sempre più prestigiosa. Ed anche in questo caso prova a disinnescare le polemiche. La sua nota conferma le distanze dal Pd locale. Ritiene che al suo interno vi siano nemici giurati che non accettano la sua libertà culturale. Ha potuto verificare che il giorno dopo le Regionali tanta gente gli ha chiesto di “dare una mano a Trapani, di scendere in campo e metterci la faccia”. Cosa che invece il suo partito non ha mai fatto. Lo dice ma non può che pensarlo. Tranchida rispolvera una formula vincente. Nel 2013 diceva che Erice era il suo partito. Ed ora invita chi lo spinge a candidarsi ad essere protagonista del partito Trapani. Da qui il progetto: “Occorre avere un grande coraggio, quello di affrontare una stagione, ormai matura, di cambia-menti e, pertanto, ripartire da un cantiere politico socio-culturale che s’intesti un progetto civico plurale di rinascita per la città di Trapani. Un progetto culturale, prima ancora che politico, che richiami le donne e gli uomini di buona volontà, prima ancora che nel delegare, nel mettersi in discussione mettendoci anche la faccia, senza girarsi indietro nel chiedere al compagno di viaggio da dove vieni ma, tirando su maniche di camicia, ponendosi l’obiettivo di condividere insieme la fatica del viaggio da intraprendersi per far ripartire Trapani”. Messaggio chiaro e forte: “Non mi rassegno di certo alla morte lenta del nostro territorio e all’asfissia delle nostre città, ancor meno alle logiche politiche romano-palermocentriche che sembra vogliano solo i voti dalla nostra gente noncuranti degli interessi vitali delle nostre comunità che, legittimamente, ne pretendono la difesa anche con propri rappresentanti”. La metafora calcistica è quanto mai chiara: “In buona sostanza e senza stare a fare il prezioso, sinceramente non mi ritengo indispensabile, ne debbo ritagliarmi per forza di cose il ruolo di centravanti, ma se la plurale squadra che auspico mette in campo tutte le sue migliori energie, indossando però la sola maglietta del Trapani, potrei benissimo provare a rendermi utile. La panchina in ogni caso non mi spaventerebbe, l’importante è il gioco di squadra e dunque vincere il campionato per far tornare Trapani ..in serie A!”.

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