TRAPANI, ULTIMO ATTO CHE CERTIFICA IL FALLIMENTO DELLA PISTA CICLABILE TRA LE SALINE

5 Gennaio 2017

La determina dirigenziale dello scorso 30 dicembre è l’ultimo atto che certifica un fallimento amministrativo durato 15 anni. Con il pagamento degli interessi legali, 3.387,69 euro, ad opera del Libero Consorzio Comunale di Trapani, a favore dell’assessorato regionale al Turismo, si chiude definitivamente la storia, che sembrava infinita, della pista ciclabile che avrebbe dovuto collegare la città al Museo del Sale. Una pista che avrebbe dovuto fare da biglietto da visita per la Riserva delle Saline, lungo la strada provinciale 21. Un progetto realizzato soltanto per qualche chilometro. Con le solite pastoie burocratiche a fare da freno ma anche con un problema serio: il percorso non aveva tenuto conto della presenza del torrente Lenzi-Baiata che ostruiva il passaggio e che avrebbe dovuto prevedere una sorta di cavalcavia per superarlo. La pista è stata fortemente voluta dall’amministrazione dell’ex presidente della Provincia Giulia Adamo. Una delibera di giunta del 14 settembre del 2001 approvò il progetto. L’ingegnere Paolo Simon lo mise su carta. C’erano ancora le lire, un miliardo ed 800 milioni: 929.622,42 euro. C’erano pure i soldi, 50% a carico della Regione, 50% a pesare sulle casse della Provincia. Un’asta pubblica, nel 2002, affidò i lavori alla ditta “Di Bella Costruzioni srl” di Catania, che se li aggiudicò per 674.823,848 euro. Nel 2004 l’assessorato regionale al Turismo fa sul serio e mette a disposizione della Provincia il contributo di 465.585,69 euro. Fa di più. Anticipa la somma di 123.477,59 euro perché la realizzazione della pista segue la procedura e perché la Provincia ha fatto la sua parte anche finanziariamente – condizione indispensabile per trasferire le risorse. Ma nel 2004 si bloccano i lavori. Autorizzazioni e carta bollata di mezzo. La “Di Bella Costruzioni” e la Provincia litigano ed ha la meglio la ditta. Non si fanno più passi avanti. Per meglio dire, le bici si fermano. La pista comincia ad essere una incompiuta. Nel 2011 la Regione bussa alla porta della Provincia e vuole indietro i soldi che ha versato. Anche in questo caso si litiga: recupero forzoso. Poi la Regione ci ripensa e revoca il recupero forzoso ma i soldi li rivuole comunque indietro. A Palermo hanno ragione. E la Provincia ha dovuto prima ridare all’assessorato l’anticipo che aveva ricevuto e poi ha dovuto fare i conti per gli interessi legali che ora ha deciso di pagare. Uno dei commissari straordinari, Antonio Ingroia, nella sua permanenza a Palazzo Riccio di Morana, nel 2014, aveva ridato speranza per la realizzazione della pista, ma le parole e le dichiarazioni d’intenti non si sono mai concretizzati in atti deliberativi. La pista non c’è più perché la natura non concede tregua ed occupa gli spazi che rimangono vuoti.

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