TRAPANI, L’IMPRENDITORE BULGARELLA DENUNCIA BIRRITTELLA

12 Settembre 2016

Andrea Bulgarella ha denunciato Nino Birrittella. “Un elenco di menzogne, smentite dai fatti e dai documenti”, dice l’imprenditore trapanese, che lancia il suo atto d’accusa contro il collaborazione di giustizia. Bulgarella, nella sua denuncia, presentata lo scorso 1o settembre, intende chiamare a testimoniare “esponenti delle istituzioni”. La reazione di Bulgarella è legata al nuovo sequestro degli atti nell’indagine che lo vede coinvolto in una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Il gruppo Bulgarella ha subito lo scorso 9 ottobre il sequestro di atti e delle perquisizioni. I suoi legali si sono rivolti al Tribunale del Riesame che il 18 ottobre decise di dissequestrare le carte che avrebbero dovuto legare l’imprenditore al superlatitante Matteo Messina Denaro. La DDA di Firenze ha presentato ricorso in Cassazione ed a maggio la Suprema Corte ha annullato il dissequestro e rinviato ad un nuovo esame, con nuova sezione, degli atti da parte del Tribunale del Riesame. In agosto la conferma di sequestro e perquisizioni. Tra le carte dell’accusa nei confronti di Bulgarella ci sono le dichiarazioni di Birrittella. “A distanza di 10 anni – si legge in una nota dell’imprenditore e del suo gruppo – dalla sua <<collaborazione>>> con la giustizia, Birrittella, oggi, tra l’altro, tornato a fare l’imprenditore, che in passato agiva, per sua ammissione, da <<socio d’affari>> di mafiosi trapanesi, ha chiamato in causa Bulgarella accusandolo, genericamente di <<offrire la sua disponibilità>> alla famiglia mafiosa di Trapani, ma senza mai citare un episodio che dimistri questa grave grave calunnia”. Ed ancora: “Accuse, quelle di Birrittella, non solo datate nel tempo, racconta <<storie>> che sarebbero accadute 20 anni fa, ma generiche, senza alcun riscontro, tuttavia con un intento che è, anche agli occhi di uno sprovveduto, chiarissimo: <<mascariarlo>>, e cioè ingenerare su Bulgarella il sospetto di collusioni con ambienti mafiosi”. Nella note del gruppo Bulgarella si fa riferimento ad una circostanza ritenuta rilevante: “Tra l’altro, le accuse di Birrittella, circostanza eloquente se non inquietante, sono contenute in un verbale d’interrogatorio prodotto dalla Procura di Firenze solo dopo che il Tribunale del Riesame della stessa città ha annullato un provvedimento di sequestro di documenti a carico di Bulgarella nell’ambito di una indagine che ipotizza a suo carico reati finanziari con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Quasi che il Birrittella fosse sopraggiunto in soccorso, con il suo carico di suggestive ricostruzioni, di una indagine che il Riesame aveva demolito”. La prima decisione del Tribunale del Riesame – dissequestro degli atti ed annullamento delle perquisizioni – era stata sostenuta dalla procura generale in Cassazione. Per il sostituto procuratore Ciro Angelillis “l’ipotesi accusatoria, secondo cui Bulgarella avrebbe intrapreso le sue attività imprenditoriali nel territorio toscano attraverso il reimpiego di denaro di provenienza illecita con la collaborazione di alcuni dirigenti della banca Unicredit appare talmente in contrasto con le emergenze procedimentali da non poter essere neanche ipotizzata in astratto…”. La Cassazione ha tuttavia deciso l’annullamento del dissequestro e rimandato ad un nuovo esame. Il Tribunale del Riesame, un’altra sezione rispetto alla precedente, ha rimesso tutto in discussione dando ragione alla DDA di Firenze e di conseguenza confermando sequestro e perquisizioni. Le questioni giuridiche e tecniche finiscono per entrare nella storia dell’imprenditore e del suo gruppo. E’ infatti in gioco anche la ricostruzione storica dell’attività di un imprenditore e di un’azienda. La DDA di Firenze ritiene che Bulgarella sia “emigrato” in Toscana per fare affari con il sostegno ed il coinvolgimento della mafia. Bulgarella ha sempre detto di essere andato via dalla Sicilia e dalla sua terra proprio per smarcarsi dalle pressioni mafiose. Punto che viene ribadito nella nota stampa: “Nella denuncia, Bulgarella sottolinea come nel 1996, proprio per sottrarsi al sistema affaristico degli appalti, ed a seguito dell’ennesima intimidazione a suo carico, decise di trasferirsi in Toscana. Ed allega i tanti esposti, inoltrati alle varie autorità del tempo, relativi proprio alle interferenze della mafia nel settore degli appalti pubblici a Trapani e più in generale in Sicilia”. Bulgarella ha allegato anche altri atti che confermano il suo cursus antimafioso: le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche tra faccendieri e mafiosi in cui viene definito <<sbirro>>, quella di Pietro Virga, figlio del capomafia Vincenzo Virga, che avrebbe voluto punire con alcuni danni l’imprenditore. L’avvocato Nino Caleca mette poi il carico: “Più di un collaboratore ha messo in evidenza come, più volte, all’interno della struttura mafiosa si sia addirittura ipotizzata l’eliminazione fisica di Andrea Bulgarella”. L’imprenditore va giù duro: “Chi mi accusa oggi, cioè Bulgarella, rappresenta chi ha voluto prima e vuole ancora oggi eliminare dal mercato una delle poche imprese che non si è piegata alla logica mafiosa”. Bulgarella è un fiume in piena: “Su di me non risulta alcuna condanna per reati in qualche modo legati alla mafia: non ho subito mai alcun processo per il 416/bis, no sono mai stato accusato di aver commesso reati legati a Cosa Nostra”. E’ stato intanto già depositato in Cassazione il ricorso contro la recente ordinanza del Tribunale del Riesame di Firenze. “Il Riesame – si legge nella nota stampa – ha tuttavia ribadito la inconsistenza delle fonti di accusa della Procura”. “Chiedo – ha concluso Bulgarella – che l’inchiesta abbia tempi celeri, perché non può essere consentito a nessuno, men che meno alle indagini giudiziarie finalizzate alla ricerca della verità, di distruggere le persone, e con loro le aziende che operano da 120 anni, con gli strumenti delle allusioni, delle ambiguità delle supposizioni spacciate per riscontri. Questa non è giustizia ma una continua gogna mediatica, spesso senza possibilità di replica o contraddittorio, perché si trasformano le ipotesi in fatti”.

 

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