L’esame in commissione Lavori Pubblici del Senato dello schema di decreto legislativo per la riforma dei porti sta delineando uno scenario politico e strategico che condizionerà fortemente il futuro, tra gli altri, del porto di Trapani. La soluzione del governo Renzi delle Autoritò Portuali di Sistema archivia definitivamente le ragioni che stanno dietro la richiesta di autonomia del porto del capoluogo. Il decreto legislativo farà il suo corso, la commissione esprimerà il suo parere, sicuramente con una serie di rilievi e di richieste di modifica, ma il processo di accorpamento di Autorità Portuali e di porti d’interesse nazionale, come quello di Trapani, appare ormai irreversibile. Il porto cittadino potrebbe mantenere la sua attuale autonomia soltanto se il decreto legislativo venisse messo da parte. Potrà e con ogni probabilità subirà delle modifiche ma la formula delle Autorità di Sistema non dà margini di manovra per difendere l’autonomia. La sfida è dunque un’altra. Rimanda alla rappresentanza nel Comitato di gestione dell’Autorità di Sistema e all’istituzione di un ufficio amministrativo periferico. L’Autorità di Sistema del Mare di Sicilia occidentale punta sui porti di Palermo, Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani. Al momento non è garantita la presenza di un rappresentante del porto di Trapani nel Comitato di gestione e neanche la presenza di un ufficio in città di riferimento della stessa Autorità. L’ha ribadito, con forza, il senatore Antonio D’Alì nel suo intervento in commissione: “Gli operatori economici sarebbero costretti per il disbrigo di qualsiasi pratica a recarsi nel capoluogo di regione con grande dispendio di tempo e risorse”. Critica raccolta e condivisa dal senatore del Pd Marco Filippi che si è impegnato a trasferirla nello schema di parere che la commissione dovrà definire sul decreto legislativo. Anche per Filippi è necessario garantire, anche per i Comuni capoluogo di provincia che ospitano porti che non sono sede di Autorità Portuale, sia forme di rappresentanza adeguata all’interno dei Comitati di gestione delle nuove Autorità Portuali, sia la presenza di strutture amministrative decentrate”. Su questo punto c’è intesa e condivisione anche con la senatrice Pamela Orrù. Di recente la parlamentare del Pd è tornata sulla questione: “Stiamo lavorando per avere un rappresentante del porto di Trapani nel Comitato di gestione dell’Autorità Portuale di Sistema”. La Orrù fa parte della commissione Lavori Pubblici del Senato e potrà dunque rafforzare il gioco di squadra che s’intravede su questo punto e che dovrebbe portare ad una modifica sostanziale della riforma dei porti. Il senatore D’Alì nel suo intervento in commissione ha posto anche altri rilievi critici. Ha parlato di “eccesso di delega”, contestando al governo Renzi di essersi allargato un po’ troppo nella definizione dei confini della nuova portualità italiana. Ha inoltre criticato il percorso che ha portato alle attuali 15 Autorità di Sistema. Quelle attuali sono 24, il progetto iniziale puntava a ridurle a 5-6. Sono state ridotte ed accorpate raggiungendo quota 15 che per il senatore forzista è la conferma di scelte condizionate da “vecchie logiche territoriali dovute alle pressioni delle autonomie locali”. D’Alì ha poi posto il problema di quella che considera una vera e propria lesione costituzionale, dovuta a rapporti tra le nuove Autorità Portuali e le Regioni. Non c’è alcuna differenza tra quelle speciali ed ordinarie. In alcuni casi come nella istituzione delle Autorità dello Stretto (porti di Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Messina, Milazzo e Tremestieri) non si pone il problema della presenza di porti in due Regioni con statuti diversi, ordinario quello calabro, speciale l’altro siciliano con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista giuridico e che metterebbe a serio rischio i rapporti che dovrebbero intercorrere tra la nuova Autorità e le Regioni in questione. Anche su questo versante il senatore Filippi ha ritenuto le obiezioni di D’Alì fondate e da porre al governo nazionale. Il parlamentare trapanese ha infine posto il problema dei traffici internazionali, in particolare quelli del Canale di Suez e l’organizzazione generale dei porti. Tutte questioni che rimangono aperte e che dovranno essere affrontate nel parere da esprimere da parte della commissione sul decreto legislativo per la riforma dei porti italiani.
ROMA, RIFORMA DEI PORTI. LE OBIEZIONI DEL SENATORE D’ALI’ SU AUTONOMIA E RAPPORTI GIURIDICI TRA AUTORITA’ PORTUALE E REGIONI
1 Luglio 2016
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