ALCAMO, BENENATI: “NON PORTO PIU’ AVANTI LA MIA CANDIDATURA A SINDACO”

24 Maggio 2016

Domenica scorsa erano stati tra i protagonisti del congresso provinciale del Psi. Giuseppe Benenati, dal palco, con il suo intervento che assicurava allo stato maggiore del Psi che “il partito ci sarà e crescerà anche dopo il voto, comunque vadano le elezioni”. Il candidato sindaco garantiva “impegno e senso di responsabilità”. Bacchettava gli amici del Pd che non avevano voluto trovare un accordo. Applausi convinti da parte dei congressisti perché ad Alcamo il Psi stava affrontando una difficile campagna elettorale ma con l’orgoglio e la consapevolezza di avere messo un altro tassello nel nuovo mosaico di un partito in crescita. L’altro, Pasquale Perricone, era rimasto in silenzio ma al tavolo della presidenza, ampio e rappresentativo, per confermare l’avvio di una nuova fase per il Psi. Perricone, leader del movimento Area Democratica, aveva da poco traghettato la sua creatura politica all’interno del Psi. Oggi l’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Perricone. Da qui la decisione di Benenati di ritirarsi dalla competizione elettorale. Ritiro politico perché formalmente non può farlo. Paradossalmente potrebbe essere eletto sindaco di Alcamo suo malgrado. Anche la lista del Psi, l’unica a sostenerlo, andrà fino in fondo. Politicamente è però tutt’altra cosa. Benenati fa un passo indietro ed archivia il progetto politico che i socialisti avevano messo in campo ad Alcamo. La lista viene colpita duramente nella credibilità politica ed in una competizione elettorale che si annuncia ad altissima tensione. L’arresto di Perricone assesta un durissimo colpo al rilancio dei socialisti trapanesi. La dirigenza provinciale proverà a fare il punto venerdì prossimo. Il segretario Vita Barbera aveva convocato la nuova segreteria per assumere una posizione ufficiale nei confronti dell’operazione “Dirty Affairs”, ma ora dovrà aggiungere un altro argomento alla discussione, il voto ad Alcamo che si fa quasi proibitivo.

Il testo integrale della lettera agli alcamesi dell’avvocato Giuseppe Benenati

Carissimi concittadini,
parlerò con franchezza, come sono solito fare.
La mia candidatura ha avuto un iter piuttosto tormentato. Vi posso assicurare che un passo del genere non era nelle mie intenzioni, perché l’avevo già sperimentato alcuni anni addietro, imparando a mie spese che in politica più che colombe ci sono astuti serpenti, per cui avevo pensato che fosse una parentesi della mia vita ormai definitivamente archiviata. Senonché a seguito delle pressanti richieste di amici e conoscenti (stimolati dalle battaglie sociali e professionali da me intraprese negli ultimi anni per sconfiggere un sistema politico che ritenevo malato) e dalle analoghe sollecitazioni dell’On.le Ruggirello, ero arrivato alla conclusione di rivedere la mia decisione. A tutti sono note, poi, le vicende che avevano indotto il gruppo dei DpA ad una repentina, disinvolta ed inaspettata retromarcia, che mi aveva lasciato con l’unica lista a mio sostegno formata dagli amici del P.S.I., con i quali, nel frattempo, si era avviato un sereno e costruttivo dialogo che ha affondato le sue radici sugli immutabili valori della lealtà, della correttezza e della stima reciproca. Mi rendevo conto che stavo affrontando una competizione veramente difficile ma la mia determinazione, che evidentemente sfiora la caparbietà, ha fatto sì che alla fine accettassi, perché da sempre le difficoltà anziché abbattermi mi rafforzano. Nella vita, però, non mi sono mai sottratto al dovere della verità ed all’assunzione della responsabilità, per cui non ho nessuna remora ad affermare che uno di quelli che con maggiore insistenza mi aveva chiesto di continuare nella candidatura è stato Pasquale Perricone, che è stato poi uno dei tanti convinti miei sostenitori. Sciascia distingueva tra uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaqquaraquà; ritengo di appartenere alla prima categoria e se una persona mi ha mostrato attenzione e stima non sono certamente il tipo del rinnegamento di Pietro e non dirò mai: “non conosco quell’uomo !”. Quanto è avvenuto in questi giorni sul piano giudiziario è a conoscenza di tutti. Dico subito che non faccio parte di quella folta schiera di forcaioli che gridano immediatamente allo scandalo o di quell’altra che, quando li riguarda, parlano di giustizia ad orologeria. Rispetto tutte le iniziative giudiziarie ma non mi sposto da un millimetro dal principio costituzionale che vuole che ogni cittadino debba essere considerato non colpevole fino a sentenza definitiva. Però cosa diversa è l’opportunità politica, che non ha regole o leggi da rispettare ma trova fondamento nell’assetto morale di ogni uomo che, se dotato di un minimo di dignità e di sensibilità, non può far finta di niente. Considererò autentico sciacallaggio il comportamento di quanti volessero cogliere al balzo l’occasione per farne odioso strumento di propaganda politica, pronti a puntare il dito anziché guardare nel proprio armadio ma non posso dimenticare di avere fatto dell’onestà, della correttezza e della probità il mio cavallo di battaglia e non perché siamo in campagna elettorale ma perché è il modo di essere della mia persona.Poiché non si può andare in Paradiso a dispetto dei Santi e non essendomi consentito, allo stato delle cose, un formale ritiro, comunico che ho preso la decisione di non portare avanti la mia candidatura. Mi scuso con quanti, candidati, assessori designati, amici o semplici sostenitori, ho coinvolto in questa avventura e dai quali ho ricevuto sincero affetto; sapranno capire che se ho preso questa decisione è perché ritengo di essere una persona per bene. E’ solo questione di onestà intellettuale e di coerenza: scusate se è poco!

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