“VOTO DI SCAMBIO”. I PM CHIEDONO 2 ANNI E 4 MESI PER L’EX SENATORE PAPANIA

21 Gennaio 2016

Oltre all’accusa ora ci sono anche le richieste di condanna. Il processo per voto di scambio ad Alcamo in occasione delle Comunali del 2012 registra le richieste dei Pm Trinchillo e Belvisi. Tra gli imputati l’ex senatore del Partito Democratico Nino Papania. I due Pm hanno chiesto per lui 2 anni e 4 mesi di reclusione, un anno e 6 mesi per il suo collaboratore Massimiliano Ciccia, 2 anni e sei mesi per Giuseppe Bambina ed un anno ed 8 mesi per Giuseppe Galbo e Filippo Renda. Tutti e cinque hanno chiesto il rito abbreviato e di conseguenza presto potrebbe chiudersi la loro vicenda giudiziaria con la sentenza. Per il consigliere comunale Antonio Nicolosi e per Giuseppe Milana c’è invece il rinvio a giudizio e la procedura ordinaria. I tempi del loro processo saranno dunque più lunghi. Il caso del voto di scambio è scoppiato ad Alcamo dopo il ballottaggio tra i candidati Sebastiano Bonventre, sostenuto dal centrosinistra, e Niclo Solina, rappresentante del movimento civico “Alcamo Bene Comune”. Al secondo turno ebbe la meglio Bonventre per una manciata di voti. Ma da quel momento la polemica ha preso il sopravvento sulla politica fino all’intervento della magistratura. Parallelamente Solina ed ABC chiesero anche il riconteggio delle schede in alcune sezioni. Il ricorso al TAR ed il riconteggio diedero però un esito negativo per il movimento. Il sindaco Bonventre ha però dovuto amministrare in un clima di continua tensione e di sospetti che alla fine l’hanno indotto alle dimissioni dalla carica. L’ex senatore Papania è stato coinvolto anche in un’altra inchiesta legata al sistema dei rifiuti ed alle promesse di posti di lavoro nella società che si occupa della raccolta della spazzatura. Indagine che si è conclusa con l’assoluzione dell’ex parlamentare del Pd. In tutti questi anni Papania ha ripetuto: “Avrò pure commesso errori ma non reati”. Dopo la richiesta dei Pm saranno i difensori dei 5 imputati con il rito abbreviato a difendere la causa dei loro assistiti.

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