BORGO E’ TRISTE. E’ MORTO SALVATORE PAGANO

4 Luglio 2018

Oggi Borgo è triste. Quei cento metri che hanno scritto una storia salutano un altro “ragazzo”. Salvatore Pagano, “Turiddu” per gli amici; il fratello di Gino per quelli che non vedevano di buon occhio la sua libertà di uscire dai ” confini” di quel piccolo mondo antico, per avere amici e conoscenze anche al “Centro”. S’è dovuto arrendere ad una malattia straziante, l’Alzheimer, che annichilisce chi è costretto a subirne gli effetti devastanti e distrugge chi è chiamato a dare assistenza, aiuto, conforto: la famiglia, prima di tutto. Salvatore Pagano era una persona perbene. D’altri tempi, si dice ora in un mondo maleducato, ignorante e come spesso accade anche presuntuoso. Salvatore Pagano ha fatto politica – porterà sicuramente con sè, dovunque andrà ora che ha lasciato questa terra, la “Pampina” – per passione, perché s’eri di “Borgo” il Circolo Mazzini era casa tua, anche se non eri repubblicano. “Turiddu” il Pri lo aveva nel cuore. Ricordo quando ancora poco tempo fa, per le Comunali di Erice, trovandomi in quei cento metri, che amo che continuo a vivere con passione, lo vidi uscire dal Palazzo Perniciario per avviarsi lentamente, un po’ spaesato, verso l’edicola, per comprare quello che per i ragazzi del suo tempo era quasi un atto di religione civile, comprare il giornale. Scattò immediatamente la solidarietà di Borgo. Livio Daidone che era accanto a me, passò da un marciapiede all’altro e lo accompagnò fino all’ edicola. E poi dall’altra parte della strada per consentirgli di tornare a casa. “Turiddu – gli disse – guarda quanti repubblicani ci sono”. Eravamo tutti davanti al bar Todaro. “Che dici? Facciamo di nuovo il partito?”, aggiunse Daidone. E quell’anziano signore, spento in viso, già pesantemente aggredito da una malattia subdola ma implacabile, si fermò un attimo, ci guardò e ci sorrise compiaciuto. Il richiamo della “Pampina” gli aveva fatto brillare gli occhi. E’ stato segretario comunale del Pri. Ma poco importano le cariche e la carriera politica. E’ importante quel che ha rappresentato. Quel che quel tratto di strada è stato e che difficilmente sarà ancora. Piccola parentesi: io a quest’oblio non mi rassegno. E sento anche la responsabilità del cognome che porta, che nel suo piccolo, piccolissimo, ha contribuito a scrivere una storia bella, entusiasmante, fatta d’ideali. Salvatore Pagano ha fatto politica ma non ci ha mai guadagnato nulla. Salvatore Pagano, come tanti altri giovani vissuti in quei cento metri, s’è fatto una famiglia senza chiedere nulla a nessuno. Per me era “il signor Pagano”, che mi salutava affettuoso, che mi ha visto crescere, che quasi sempre si congedava con “salutami a tuo padre”. Borgo è triste. E’ più solo.

Vito Manca

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