ALCAMO: 6 ARRESTI PER MAFIA, C’E’ ANCHE IL BOSS MELODIA

21 Febbraio 2017

Estorsioni e politica. L’operazione antimafia “Freezer” è questo e tanto altro ancora. E’ scattata all’alba ed ha portato all’arresto di Ignazio Melodia (61 anni), a capo della famiglia mafiosa di Alcamo, Salvatore Giacalone (62 anni), anche lui di Alcamo, Filippo Cracchiolo (56 anni) pure lui di Alcamo, Giuseppe Di Giovanni (32 anni), Antonino Stella (69 anni) e Vito Turriciano (70 anni), quest’ultimo già in carcere perché coinvolto nell’operazione “Cemento del Golfo”. L’attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha visto intervenire la Squadra Mobile di Trapani ed i commissariati di Polizia di Alcamo e Castellammare del Golfo. Melodia, in libertà dal 2012, era tornato a guidare la sua famiglia mafiosa. Figlio di Cola, fratello di Antonio e nipote di Diego. Il clan Melodia che ha sempre avuto la supremazia in città. Clan che ha avuto ed ha come punto di riferimento il superlatitante Matteo Messina Denaro. Boss ed appartenenti all’organizzazione s’incontravano nel negozio di ortofrutta di Cracchiolo e per non farsi sentire parlavano all’interno della cella frigorifera. Parlavano di estorsioni. Quelle subite dagli imprenditori del territorio, come una ditta che stava realizzando delle villette ad Alcamo Marina o come un’altra impresa, ma di Mazara del Vallo, che venne avvicinata per pagare il pizzo, ma siccome era della stessa città del boss Vito Gondola, Melodia chiese a Stella d’intercedere con il boss mazarese per evitare complicazioni. Mafia e politica, anche. Con Giacalone che, dopo il voto del 2012, avvicinava il sindaco Sebastiano Bonventre per offrirgli protezione perché avrebbe potuto correre rischi nella sua nuova funzione di amministratore. O quando, nelle Comunali del 2016, Di Giovanni, che faceva l’autista di Melodia, minacciava, anche a mano armata, per ottenere voti a favore della sua compagna Alida Maria Lauria, candidata nella lista civica “Insieme si Può”. Minacce che non portarono però a nulla perché la donna non riuscì ad entrare in consiglio comunale. Le indafini della Direzione Investigativa Antimafia hanno aggiunto altri tasselli ad un mosaico che rimanda ad una presenza forte ed organizzata della mafia ad Alcamo. Cosa Nostra si muove sempre di più in silenzio e cercando di non dare nell’occhio, ma questo suo silenzio finisce per potenziarne le sue capacità d’infiltrazione e di controllo del territorio. “U dutturi”, così come veniva chiamato Melodia, per la sua laurea in medicina, e per avere lavorato nell’ex ufficio igiene di Alcamo, era pienamente operativo. Ma le microspie che la Squadra Mobile è riuscita a piazzare nella cella frigorifera hanno fatto saltare un sistema che era ben oleato e che si presentava sempre più pervasivo.

 

 

 

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