MAZARA, DUPLICE OMICIDIO. IL PRESUNTO ASSASSINO SI E’ SUICIDATO

9 Agosto 2016

Il presunto omicida della coppia di Mazara del Vallo, Angelo Cannavò e Rita Decina, sgozzati nel pianerottolo del loro appartamento, in una palazzina del quartiere Mazara 2, si sarebbe suicidato. Il cerchio degli investigatori si stava chiudendo su Ben Saada Ouajidi. La polizia era sulle sue tracce ed avrebbe voluto interrogarlo perché gli indizi portavano a lui. Ma il tunisino di 34 anni ha deciso di farla finita e di evitare l’interrogatorio. I sospetti per l’omicidio ricadevano su di lui perché a casa della coppia era stato rinvenuto un tablet con la scheda sim intestata Ouajidi. “La stessa vittima, Rita Decina, – si legge nella nota stampa della Polizia – aveva cercato, poco prima di morire, di scrivere col sangue il nome dell’assassino, ma le lettere erano rimaste solo incomplete e abbozzate, probabilmente per il venir meno delle forze”. C’erano pure le riprese di alcune telecamere di sorveglianza a portare sulle tracce del tunisino. In uno dei video si vedeva l’auto del tunisino arrivare ed allontanarsi dalla casa di Cannavò e Decina proprio nell’intervallo di tempo dell’omicidio. Per gli investigatori il movente potrebbe essere legato ad un debito di droga che il tunisino aveva contratto nei confronti di Cannavò. Nell’abitazione la Polizia ha trovato diverse dosi di sostanze stupefacenti pronte per la vendita. Sarebbe scoppiata una lite tra Cannavò ed il tunisino e da qui l’omicidio del primo. Rita Decina avrebbe visto tutto e sarebbe stata uccisa in un secondo momento quando cercava di fuggire per le scale. La donna ha provato a difendersi ma è stata colpita più volte ed è poi morta per le ferite. Il tablet del tunisino rinvenuto nella casa della coppia mazarare era, con ogni probabilità, il pegno per il debito di droga che doveva saldare. Nella perquisizione a casa del tunisino la Polizia Scientifica ha rinvenuto un coltello compatibile con quello utilizzato per il duplice omicidio ed anche abiti sporchi di sangue. Tracce di sangue sono state trovate anche sull’auto della Polizia. Ben Saada Ouajidi era regolarmente soggiornante in Italia da diciotto anni e il padre era italiano. Le indagini sono ancora in corso per delineare tutti gli aspetti di questa vicenda.

 

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